Quale
presidente della Società Italiana di Arte Equestre Classica, sono
lieto di presentare ai soci quest’opera di Alois Podhajsky,
tradotta finalmente nella nostra lingua da Giuseppe Gonella, Laura
Gallina e da Giuliana Belli. Il sostegno economico dei soci e
collaboratori ci ha permesso di offrirvi questo testo, tanto
importante per arricchire la vostra biblioteca annoverando anche
questo grande cavaliere, difensore della scuola di Equitazione
Classica.
Alois
Podhajsky è stato il responsabile della Scuola Spagnola di Vienna in
un periodo particolarmente travagliato: l’ultima guerra mondiale.
Ha sfidato il nazismo e Hitler che volevano accaparrarsi il grande
patrimonio rappresentato dai Lipizzani, con l’obiettivo di sancire
e pubblicizzare la purezza della razza ariana. Senza dubbio il
cavallo Lipizzano è stato allevato e migliorato in purezza, ma solo
con l’intento di costruire un cavallo particolarmente resistente,
docile, elegante, disponibile, che potesse rappresentare
l’espressione più classica dell’equitazione, non certo per
propagandare le idee di fanatici razzisti. Il patrimonio genetico che
rappresenta il cavallo Lipizzano ha offerto elementi importanti alla
conoscenza della trasmissione genica (cfr. “Pura razza bianca” di
F. Westerman, Ed. IPERBOREA), che oggi sono utilizzati da tutti i
grandi produttori e allevatori di cavalli.
D’altra
parte, furono motivazioni politiche quelle che spinsero anche gli
americani ad andare a riprendere una mandria di Lipizzani in
territorio polacco, allora sotto lo stato sovietico, rischiando la
possibilità di suscitare nuove ostilità in un periodo
particolarmente instabile quale fu quello dell’immediato
dopoguerra.
Questo
cavallo ha attratto molti personaggi importanti: il generale Patton,
l’artefice della scorribanda per la liberazione dei Lipizzani, ne
volle uno nella propria scuderia, ma altrettanto ne volle uno Tito,
capo dell’allora Jugoslavia. Alla fine, oggi restano tre
allevamenti istituzionali di Lipizzani, quello di Vienna con sede
presso Piber, quello di Lipica in Slovenia e quello, in abbandono, di
Montelibretti vicino a Roma.
Alois
Podhajsky ha avuto il grande merito e la lungimiranza di aver
perseguito con ostinazione e audacia la salvezza di questo patrimonio
storico, vecchio di quattrocento anni. Volle e ottenne la riapertura
della Scuola Spagnola di Vienna, dove viene conservato in purezza il
cavallo Lipizzano oltre a quel patrimonio di cultura e di sapere che,
come un filo continuo, da Senofonte a Pignatelli ed in seguito a
Pluvinel, De La Guérinière, Mazzuchelli, Max von Weyrother,
Seeger, Oeynhausen, Steinbrecht, L’Hotte, Nuno Oliveira e lo stesso
Podhajsky nell’ultimo secolo, passa sotto il nome di “Equitazione
Classica” e che si contrappone alla scuola circense professata da
François Baucher. Questa distinzione deve essere ben compresa e
meglio sostenuta.
L’Equitazione
Classica mette al centro il cavallo, la costruzione del suo fisico
secondo modalità che gli permettano di sopportare il peso del
cavaliere senza venirne leso. L’intrinseca correttezza dei
movimenti è il viatico del rafforzamento fisico e psichico,
l’eleganza ne è solo il derivato. Nulla è lasciato alla
spettacolarità.
All’opposto,
la scuola circense mette al centro la stupefazione, ed il cavallo è
il mezzo a cui si può strappare qualsiasi movimento, apparentemente
simile a quelli richiesti nella scuola classica, ma tutt’affatto
differenti e approssimativi, se non lesivi per il cavallo. Potremmo
paragonare l’Equitazione Classica alla ”Divina Commedia” di
Dante e l’equitazione circense a ”Mickey Mouse all’inferno”
di Walt Disney; ma la differenza più importante, che pone su due
piani differenti le due equitazioni, sta nel fatto che la scuola
circense non ha alcun interesse se quella specifica azione richiesta
produce nell’immediato o nel tempo danni fisici e psichici al
cavallo.
Purtroppo
in questo periodo, dove l’apparire sembra essere il solo obiettivo,
la Scuola Classica rischia di scomparire sotto i colpi della
semplificazione, della volgarità, della necessità di mettersi in
mostra. Ritengo che ribadire i concetti e i presupposti
dell’Equitazione Classica sia di importanza capitale per chi ama il
proprio cavallo e la sua integrità fisica.
In questo
libro, con metodo e puntigliosità, ci viene riproposta la tecnica
equestre mirata al benessere del cavallo montato e sono ribaditi
principi e tecnica che ogni cavaliere può affrontare solo se ha la
convinzione di “avere tempo”, come ci suggerisce l’autore.
Giancarlo
Mazzoleni
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