Fare
la prefazione al primo libro pubblicato da François Baucher è un
grande onore per me, rimasto fedele, nelle ricerche teoriche così
come nella pratica equestre, ai suoi principi che mi sono stati
trasmessi dall'ultimo grande écuyer "bauchérista" del XX
secolo, René Bacharach, discepolo a sua volta del capitano Beudant.
Ogni
lettore appassionato di equitazione sapiente può riferirsi a
"Souvenirs d'un officier de cavalerie" del generale
L'Hotte, o anche a "Baucher et son école" del generale
Decarpentry, per saperne di più su questo maestro, di cui è stato
detto aver superato tutti gli altri in abilità. Questi due libri
sono, infatti, nuovamente disponibili sul mercato.
Voglio
approfittare dell'opportunità che mi viene offerta, di rivolgermi ai
cavalieri italiani, per evocare in particolare il principio
fondamentale su cui si sono basate le novità che non hanno mai
cessato di segnare la vita di Baucher, di maniera in maniera, fino
realizzare l'ultima maniera, esposta dal generale Faverot de Kerbrech
nel suo "Dressage méthodique du cheval de selle selon les
derniers enseignement de François Baucher" del 1891.
D'Aure
e Baucher hanno dominato la propria epoca, ed hanno vivacizzato
l'equitazione. Hanno reso fanatici i discepoli, ed appassionato gli
avversari, ambedue nel genere che li caratterizzava.
L'equitazione
di D'Aure è semplice, pratica, facilmente trasmissibile, ma resta
limitata all'equitazione di campagna. L'equitazione di Baucher è
artistica ed offre le prospettive più ampie. Per D'Aure, il cavallo
si porta francamente in avanti e sulla mano alla pressione delle
gambe, cosa che permette di ottenere l'estensione delle andature.
Baucher
vuole che "il cavallo si piazzi dietro la mano, ingrandendosi, e
nello stesso tempo fluisca davanti alle gambe."
Nato
nel 1796 a Versailles, François Baucher fu portato in Italia a
quattordici anni da un zio che dirigeva le scuderie del principe
Borghese, a Torino. Il principe, entrato a far parte della famiglia
imperiale sposando Paolina Bonaparte, e nominato da Napoleone, nel
1807, governatore del Piemonte, trasportò le proprie scuderie a
Milano. All'Accademia di Milano aveva insegnato Mazzuchelli.
Nonostante non vi sia stato un contatto diretto tra i due, tuttavia
si ritrova in Baucher il principio di Mazzuchelli:
"distruggere
le forze istintive del cavallo, sostituendole con le forze
trasmesse", che è spiegato in questo dizionario e che sollevò
enormi polemiche. La sua formulazione mutò man mano, sino
all'esposizione che ha proposto il generale Decarpentry, il cui senso
si avvicina molto al seguente principio: "Eliminare ogni
iniziativa del cavallo nell'impiego delle proprie forze, il cavaliere
solo deve determinare e regolare quest'impiego, unicamente nella
misura e nella forma da lui fissata, senza nulla lasciare all'istinto
del cavallo...".
Alla
caduta dell'impero, Baucher ritorna in Francia, dove viene assunto
presso le scuderie del duca di Berry, quindi, nel 1822, si stabilisce
a Havre in qualità di écuyer civile, e dirige contemporaneamente a
Rouen il vecchio maneggio di Franconi.
Arriva
a Parigi verso il 1834 e si associa con Jules Pellier, viene quindi
ingaggiato nel circo da Laurent Franconi (1), esperto professionista
nel campo circense, che ha introdotto l'alta scuola nella pista,
dove, fino ad allora, si presentavano soltanto addestramento in
libertà, volteggio o balletti equestri. Proprio al circo Franconi,
Baucher presenta i suoi quattro più celebri cavalli, tra cui
Partisan.
A
partire dal 1830, la fortuna del circo andrà crescendo. Al
gentiluomo borghese, che seguiva il nobile nella scala sociale, il
bon ton richiedeva di mostrarsi al circo, così come alle corse. Per
quindici anni, a Parigi, Berlino, Vienna, Milano e Venezia, il valore
senza pari del suo nuovo "methode" permette a Baucher di
riportare importanti successi.
Nel
1842, pubblica il suo "Méthode d'équitation basée sur de
nouveaux principes". È l'esposizione della sua prima maniera.
Benché essa dia già dei risultati che meravigliano i suoi
contemporanei, è ancora inficiata da molte imperfezioni.
Baucher
tralascia le "arie alte" dei suoi predecessori per
interessarsi soltanto alla stilizzazione delle andature naturali. Far
sedere un cavallo quanto lo richiede la "pesata" sarebbe
stato in contraddizione con le regole della sua nuova estetica. Egli
chiede alla riunione solo di permettergli di sviluppare l'agilità
del cavallo in tutti i sensi, nei suoi movimenti usuali. Si tratta di
un vero cambiamento d'estetica.
Già
alla pubblicazione della sua prima opera, il "Dictionnaire
raisonné d'équitation" del 1833, afferma che tutti i cavalli
possono essere messi in ramener e che il suo metodo permette di dare
loro quella leggerezza, o morbida mobilità della mascella, che
costituisce il vero ramener.
Nella
sua prima maniera, la rottura con la vecchia scuola sembra
tracciata.. suo obiettivo è di mettere i cavalli con cattiva
conformazione in equilibi cambiandone quello naturale e
preoccupandosi di quello naturale e preoccupandosi di dare loro e
conservare ciò che egli chiama la leggerezza, e che definisce come
la morbida mobilità della mascella:
"Quando
ho scoperto la potente influenza che la rigidità del collo esercita
su tutto il meccanismo del cavallo, ho attentamente cercato i mezzi
per rimediarvi. Le resistenze alla mano sono sempre laterali, alte o
basse. Ho individuato, all'inizio, nell'incollatura la fonte di
queste resistenze, e mi sono esercitato ad ammorbidirla con flessioni
ripetute in tutti i sensi. Il risultato fu enorme: ma sebbene, dopo
un certo tempo, la morbidezza del collo mi avesse reso padrone delle
forze del treno anteriore, provavo ancora una leggera resistenza, di
cui non potevo inizialmente rendermi conto, e che scoprii infine
venire dalla mascella. La flessibilità che avevo comunicato
all'incollatura facilitava la rigidità dei inuscoli della ganascia,
permettendo al cavallo di sottrarsi, in certi casi, all'azione del
morso. Cercai dunque immediatamente i mezzi per combattere queste
resistenze nel loro ultimo trinceramento, ed è da là che, da
allora, incomincio sempre il mio lavoro di ammorbidimento".
(François Baucher, 1844, p. 142, 143)."
Per
gli écuyers della vecchia scuola, la mobilità della mascella era
l'indice rivelatore dell'equilibrio, della scioltezza e della
decontrazione, la prova della riuscita di un'operazione equestre.
Baucher scopre che ottenendo innanzitutto il rilassamento della
bocca, ed esercitando gradualmente il cavallo a muoversi in ogni
senso, senza alterare questo rilassamento, il cavaliere aveva la
certezza di conservare il proprio cavallo costantemente e
perfettamente in equilibrio. Dai suoi ultimi insegnamenti: "La
conseguenza della decontrazione completa della mascella è il
ramener, che si ottiene, per così dire, spontaneamente, con la testa
che prende una posizione vicina alla perpendicolare alla più leggera
indicazione delle redini, senza che l'incollatura debba perdere per
ciò il proprio sostegno o la propria fissità." (Faverot de
Kerbrech, 1891, p. 8).
Disciplinatamente,
il generale L'Hotte esprime la stessa idea: "Il ramener non si
accentra nella direzione della testa. Risiede innanzitutto nella
sottomissione della mascella, che è la prima molla che riceve
l'effetto della mano...". "...il ramener è caratterizzato
dall'atteggiamento sostenuto e dall'elasticità che la parte
anteriore deve presentare nelle varie parti per garantire il proprio
corretto funzionamento...." (L'Hotte, 1906, p. 30 e 178).
Baucher
ha insegnato l'equitazione dal 1823 al 1870. Direttore di scuola,
venerato da discepoli provenienti da tutti gli ambienti e da tutte le
professioni, famoso e protetto dal duca di Orléans, cerca di fare
adottare il proprio metodo all'esercito. Ma la morte accidentale del
duca di Orléans distrugge le sue speranze; il suo metodo è vietato
nell'esercito nel 1845, e due anni più tardi il conte d'Aure è
chiamato a dirigere il maneggio di Saumur.
Nel
1855, l'enorme lampadario sospeso sulla pista del circo, dove lavora
solo, si stacca, piomba su Baucher e lo ferisce gravemente. Non
apparirà più in pubblico.
Le
imperfezioni della prima maniera non sfuggono ai discepoli più
esperti di Baucher. Essi la moderano, la modificano a loro modo e
pubblicano dei metodi che da essa fanno derivare. Ma a Baucher
corretto da Raabe, Gerhardt (2), Wachter (3) ed altri, bisogna
preferire Baucher corretto da Baucher, poiché sono "quarant'anni
di lavoro, di ricerca e di ineditazione" che lo hanno condotto
alla sua seconda inaniera. La riunione difettosa della prima maniera,
che permetteva di mobilizzare il cavallo con una grande facilità, ma
che lo teneva chiuso in un piazzamento troppo basso e lo metteva
sotto di sé, non soltanto per quanto riguarda il treno posteriore,
ma anche per il treno anteriore, viene abbandonata. L'equilibrio
ultimo, al quale le ricerche incessanti hanno finalmente condotto
Baucher, ricorda quello dei Maestri di Versailles; ma un ulteriore
progresso viene realizzato. Ispirato dagli atteggiamenti del cavallo
in libertà, "quando dispiega tutta la sua maestà", il suo
cavallo si muove con naturale spontaneità. con grande fluidità che
il cavallo passerà dalla riunione ai movimenti più ampi. E ciò
vale per tutti i generi dell'equitazione, equitazione erudita,
equitazione da campagna, concorso ippico, steeple-chase, ecc. i
Gli
ultimi insegnamenti di Baucher saranno divulgati dal generale Faverot
de Kerbrech (4) in "Dressage methodique du cheval de selle"
del 1891. L'opera di quest'allievo è anch'essa l'opera di un
maestro. Nulla di più chiaro, di più ordinato e di più completo è
mai stato scritto sul dressage. È la sintesi definitiva del
contributo di Baucher. L'ora di gloria del "bauchérismo"
fu realmente nel secondo Impero: l'Imperatore stesso aveva incaricato
Baucher di tenere un corso; Faverot lavorava i cavalli
dell'Imperatore. Dopo il 1870, il bauchérismo perse terreno. Il
generale L'Hotte (7), non contento di proscrivere il metodo dalla
scuola di Saumur, gli inferse un colpo ben più vigoroso redigendo,
nella più pura ortodossia d'Aurista, "L'instruction à cheval"
del Regolamento del 1876 per la Cavalleria. Tuttavia, nel XX°
secolo, un altro écuyer, il capitano Beudant, che ha servito sotto
gli ordini di Faverot, ha uguagliato la purezza dei suoi illustri
predecessori.
Baucher
formò ed ispirò numerosi écuyers, tutti di primo piano, di cui
D'Aure stesso riconobbe il valore. Quest'ultimo raccomandò il
comandante Guérin (5) perché gli succedesse alla testa del Maneggio
di Saumur. Quindi venne il turno del generale L'Hotte e del
comandante Dutilh (6), allievi di Baucher come di D'Aure. A lungo si
pensò che Guérin e Dutilh avessero iniziato la fusione delle due
scuole: d'Aurista e bauchérista. La lettura attenta dall'opera di
Guérin, nella pura ortodossia bauchérista, lo esclude dal gruppo di
quelli che si chiamano i "fusionisti". La posizione del
generale L'Hotte non è diversa:
"Se
il cavaliere è abbastanza abile da raggiungere lo scopo che ambisce
l'equitazione di Baucher, con maggior facilità sullo stesso cavallo,
soddisferà tutte le esigenze dell'equitazione di D'Aure, mentre non
potrà avvenire l'inverso."
Le
sue "Questions équestres" (1906) concernono più uno
studio comparativo delle due scuole che una sintesi, che si può più
facilmente attribuire a Dutilh (Écuyer en Chef nel 1874). Si deve a
quest'ultimo la "discesa di incollatura" sotto il nome
equivoco di "discesa di mano". Questa discesa di mano
comporta come conseguenza l'abbassamento dell'incollatura, con la
bocca che insegue l'appoggio che le viene tolto. Il metodo di de La
Guérinière presuppone al contrario che il cavallo, sebbene gli si
renda la mano, continui spontaneamente il proprio movimento.
Ci
sono ben pochi cavalieri che non conoscono il nome di Baucher, e meno
ancora che, in qualche modo, non cerchino di sperimentare i suoi
dettami. E tuttavia, vorrei che tutti i cavalieri sinceri
condividessero l'idea che la leggerezza, così come egli l'ha
definita, possa diventare fonte di una filosofia di vita. Il saper
vivere si sviluppa a partire da contatti stabiliti in leggerezza.
Così concepito l'addestramento rivela il proprio reale aspetto, il
proprio criterio filosofico, ed introduce ad una vera arte di vivere.
Patrice
Franchet d' Espèrey - écuyer del Cadre Noir responsabile del Centro
di Documentazione
dell'Ecole
Nationale d'Equitation
Saumur,
7 ottobre 2003
(1)
Laurent Franconi (1776-1849) è il secondo di una dinastia di quattro
écuyers. Era " la maestà a cavallo". Nel 1834 si associa
con Jules-Charles Pellier e François Baucher per gestire il maneggio
du Pecq, ma, l'anno successivo, il trio ritorna a Parigi al Carré
Marigny, dove pianta il suo tendone, quindi la città di Parigi
costruisce loro il circo dei Champs-Élysées. É qui che Baucher
conoscerà i suoi giorni gloriosi.
(2)
Adolphe Gerhardt (1824-1906) seguì il corso di allievo ufficiale a
Saumur nel 1848, quindi vi ritorna come ufficiale d'istruzione nel
1851. Ha ben noti d'Aure e Rousselet, ma fu ugualmente un allievo
incondizionato
di Baucher. Pubblica sei libri sull'equitazione fra cui il "Traité
des résistances du cheval" nel 1877.
(3)
Louis Wachter (1827-1872), ufficiale di cavalleria, studiò il metodo
Baucher comparso nel 1842, senza averlo conosciuto personalmente
prima del 1855, anno del suo terribile incidente. Nella sua opera
"Apercus équestres au point de vue de la Méthode Baucher"
del 1862, utilizza in modo notevole un vocabolario che dimostra una
qualità di pensiero poco comune, che lo uguaglia a L'Hotte.
(4)
François Faverot de Kerbrech (1837-1905) è nominato ufficiale
d'ordinanza dal generale Fleury, grande Ecuyer di Francia ed aiutante
di campo dell'Imperatore. Allievo di Baucher della seconda maniera, è
nominato écuyer dell'Imperatore nel 1870 per tutta la durata della
guerra. La sua opera scritta riflette la versatilità della sua
esperienza, "Dressage du cheval de dehors" (1889),
"Dressage méthodique du cheval de selle" (1891), "L'art
de conduire et d'atteler" (1903).
(5)
Alexandre Guérin (1817-1884) è ammesso alla Scuola di cavalleria
nel 1837 e nominato sous-maître nel 1840. Più tardi D'Aure, in
occasione della sua clamorosa dimissione nel 1855, è tanto leale da
designare come suo successore Guérin, noto come bauchérista
sfrenato. Guérin pubblica nel 1860 il suo secondo lavoro, "Dressage
du cheval de guerre".
(6)
Mathieu-François Dutilh (1828-1879), diventato sous-maître di
maneggio nel 1852, fu uno degli allievi preferiti di D'Aure ed écuyer
nel 1860. Il suo libro "Gymnastique équestre del 1864, riprende
il tentativo di sintesi di Guérin: è più facile intraprendere
l'equitazione di campagna con un addestramento semplice, ma ben
compreso in maneggio, soluzione inversa a quella raccomandata ancora
oggi...
(7)
Alexis L'Hotte (1825-1904) fu messo a cavallo dal comandante Dupuis,
formato all'estero dal famoso Marchese di Marialva, grand'écuyer
della regina di Portogallo. Ricevette dunque l'influenza della scuola
francese più classica. Fa la conoscenza di Baucher a Lione, dove era
stazionato con i suoi cavalieri, in occasione della sollevazione dei
setaioli lionesi. Ritornata la calma, è inviato a Saumur come
luogotenente d'istruzione nel 1850. Qui riceve l'insegnamento di
D'Aure. Nominato Écuyer en Chef nel 1865, ritornò in seguito come
generale comandante della Scuola nel 1875. "Questions équestres"
e "Un officier de cavalerie" sono pubblicati postumi nel
1905 e 1906. |