equitazione sentimentale
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Equitazione Sentimentale La sindrome di Wobbler Il
mio spirito professionale fu subito incuriosito, so bene cos'è una
forma atassica in un paziente a due gambe, ma non avevo mai visto
un’atassia in un quadrupede e quindi chiesi se fosse possibile veder
muovere la cavalla. La signora condusse nel rettangolo la cavalla,
bardata di testiera e corda. La cavalla iniziò a girare a mano destra
ed effettivamente mostrava un certo ritardo nell’appoggio del
posteriore destro, una volta cambiata mano era visibile un ritardo
anche, e maggiore, del piede posteriore sinistro. In tutta sincerità
dissi che di cavalli con simile difetto motorio ne avevo visti molti e,
per quanto mi avevano insegnato vecchi uomini di cavallo, la condizione
era dovuta semplicemente a quella che in gergo degli addestratori si
chiama “zoppia di bocca”, cioè una forma di alterazione motoria a
carico dei posteriori, dovuta al modo di utilizzare le mani da parte
del cavaliere. Sorse una piccola discussione che finì con una
scommessa: visto che la sindrome di Wobbler in pratica non è
risolvibile, tanto meno in breve tempo, convenimmo che, se il giorno
successivo, dopo averla girata alla corda, la cavalla si fosse mossa
regolarmente, l’osteopata mi avrebbe pagato da bere. Così accadde. Dopo
venti minuti di lavoro alla corda il venerdì pomeriggio la cavalla già
si muoveva con maggior scioltezza ed il giorno successivo aveva
un’andatura del tutto regolare. Da quel giorno, in poco meno di un
anno, mi sono già imbattuto in ben tre casi di diagnosi di sindrome di
Wobbler. Ho
sentito così la necessità di studiare il problema ed alla fine ho
tratto le seguenti conclusioni. Da qualche tempo la sindrome di Wobbler
è diventata di moda per diversi motivi, il primo è che essendo un
complesso di sintomi non del tutto definiti e che hanno come elemento
caratteristico un’alterazione della deambulazione permette di
ascriverle qualsiasi tipo di zoppia rendendo più pomposo il
verdetto, il secondo perché le zoppie spesso sono molto difficili da
riconoscere soprattutto quando non derivano da un trauma ben
individuabile e quindi questa “novità” consente una diagnosi di “ampio
respiro”, il terzo e più grave è la diffusione di pratiche equestri
condannate storicamente da tutti gli addestratori ed attualmente venute
in auge con un nome accattivante e moderno: Rollkur. Prima
di vedere le cause della sua attuale diffusione cerchiamo di capire
cosa è veramente questa patologia. Per sindrome di Wobbler vengono
definite due condizioni patologiche. La prima è una forma che si
manifesta nei puledri entro i primi trentasei mesi di vita e mostra
gravi alterazioni deambulatorie di tipo atassico, causate ad
un'alterazione anatomica congenita delle prime vertebre cervicali che
determina una compressione del midollo spinale. Questo tipo di
patologia non è per il momento risolvibile e quindi il puledro non ha
futuro. La
seconda condizione è invece una forma acquisita, legata ad
un'alterazione della disposizione della 3°o 4° vertebra cervicale ed è
da riferire o ad una causa traumatica acuta o ad una condizione
traumatica cronica. Un trauma acuto, per esempio una brutta caduta,
spostando le vertebre cervicali determina una lussazione di una o più
vertebre che comprimendo il canale neurale genera l’alterazione della
deambulazione. La condizione traumatica cronica è invece dovuta ad una
costante scorretta malposizione del collo del cavallo che determina gli
stessi effetti della situazione precedente, ma per una sofferenza del
midollo causata dalla continua compressione per la posizione anomala. A questo punto ho fatto una serie di riflessioni che mi sembra interessante esporre. Chi
ha letto i libri dei maestri dal Cinquecento avrà notato che le
andature del cavallo descritte sono in numero maggiore di quelle che
attualmente prendiamo in considerazione: differenti tipi di passo,
varie modalità di trotto e diverse varietà di galoppo. I più vecchi fra
i maestri si sono limitati solo a descriverle, mentre altri, tra cui de
La Guérinière, le hanno classificate distinguendo tra andature
naturali, ovvero quelle che il cavallo presenta in natura, ed andature
difettose"da condannare", come il trapasso, il traino e l’ambio, perché
causa di una riduzione della vita d’uso del cavallo che le mostrava. A
quei tempi il pensiero dominante era che tutti gli animali fossero
esseri “senz’anima” al servizio dell’uomo, per cui questa condanna era
prodotta solo da un mero calcolo utilitaristico: il cavallo costava
molto, sia nell’acquisto, sia per l’addestramento e quindi doveva
rendere adeguatamente nel tempo. Un cavallo con andatura difettosa
altera la propria mobilità e stabilità e presenta una riduzione della
vita d’uso, costringendo il proprietario a sostituirlo anzi tempo. Ciò
che in particolare mi interessa puntualizzare è che l’insorgere delle
andature difettose veniva da tutti chiaramente attribuito ad un
addestramento mal eseguito o alla scarsa abilità del cavaliere. Al
contrario il cavallo che presentava andature corrette, regolari e
particolarmente belle, giustamente non era considerato solo il semplice
frutto di una selezione allevatoriale, ma soprattutto il risultato
delle capacità di un cavaliere abile che aveva saputo conservare le
andature naturali riuscendo a renderle più eleganti, più energiche, più
solide. Per
molti anni della mia vita mi sono dedicato al recupero di cavalli che
potrei tutti classificare come affetti da questa sindrome. Le gravi
alterazioni motorie da cui erano colpiti li avevano resi inutilizzabili
e destinati alla macellazione. Nei libri che avevo letto però, i vecchi
maestri sostenevano che quasi tutti cavalli che presentavano
alterazioni motorie potevano essere recuperati con un lavoro effettuato
correttamente e ciò mi aveva convinto a sottrarli al loro imminente
destino Un chiropratico mi aiutò nel loro recupero continuando ad
affermare che lui poteva solo fare un intervento palliativo e
momentaneo e che stava poi a me trovare il modo corretto per rimettere
in ordine le masse muscolari utili allo sviluppo di una mobilità
corretta. Penso
che gli scritti dei vecchi maestri ci diano la giusta chiave di
lettura: l’incappucciamento e la cosiddetta “rottura alla terza o alla
quarta” sono causa dell'ambio e di molte altre alterazioni motorie, le
due cose sono cioè in stretta correlazione. Vorrei dire anche di più:
le due condizioni, incappucciamento e alterazioni motorie, sono in
relazione anche al di là e al di fuori di una vera compressione del
canale neurale, perché come insegna tutta la nuova fisiatria da Mezier
a Feldenkrais passando per l’antiginnastica e gli studi della
dottoressa Bertelè, la corretta mobilità è il frutto dello sviluppo
armonico dell’intero sistema muscolare così come i difetti motori e i
dolori conseguenti sono invece il prodotto di alterazioni della
medesima armonia. La posizione del collo e della testa nell’uomo come
nel cavallo ha un’importanza assoluta nel mantenimento di questa
armonia e proprio per questo motivo, evidentemente rilevato
empiricamente, la posizione della testa è stata oggetto di molte
riflessioni nella storia dell’equitazione e gli atteggiamenti sopra
ricordati sono stati condannati da tutti i vecchi Maestri. Un
uso eccessivo degli aiuti di mano, soprattutto nell’utilizzo improprio
del morso e filetto o delle redini di ritorno, portano a modificare
quasi sempre in modo continuativo la posizione naturale del collo
(incappucciamento) e di conseguenza la posizione delle vertebre
cervicali (“rottura alla terza o alla quarta”).Foto Questa
scorretta posizione del collo determina nel cavallo numerose
conseguenze e di esse soprattutto due ci interessano specificatamente:
la prima, nei casi più gravi, è la già ricordata compressione del
midollo, con i suoi nefasti effetti neurologici, la seconda, non meno
grave, consiste in un'eccessiva antiversione del bacino del cavallo a
cui si accompagna per necessità una modificazione nella mobilità
dell’articolazione coxo-femorale che col tempo produce anch’essa una
irregolarità motoria, spesso considerata come zoppia. Consideriamo ora
cosa spinge i cavalieri ad incappucciare i cavalli. Per prima cosa i
neofiti spesso sono sollecitati all’uso delle redini di ritorno per
fretta o per ignoranza di soluzioni tecniche appropriate da parte
dell’istruttore. Questi strumenti che dovrebbero essere correttivi ed
usati esclusivamente da mani molto esperte, diventano la sicurezza del
neocavaliere che li utilizza sempre in modo improprio costringendo il
cavallo ad incappucciarsi ed ottenendo da ciò una falsa sensazione di
sicurezza: Da questo vicolo cieco il cavaliere non
uscirà che con grandi difficoltà e sacrifici. La seconda cosa è
l’ignoranza delle più elementari regole dell’equitazione, non dico
dell’equitare con capacità, ma semplicemente dello stare sopra un
cavallo senza procurare danni a sé ed al cavallo. La terza e più
recente è la totale ignoranza della tradizione di scuola tale per cui
si tenta di spacciare come moderna una tecnica descritta nel capitolo
del ramener esagerato o iperflessione, da Faverot De Kerbrech su appunti delle lezioni di François Baucher nel suo libro “Addestramento metodico del cavallo da sella”. Cosa
ha di particolare questa tecnica che può sollecitare gli agonisti: la
costrizione continua in un incappucciamento eccessivo, alterando la
normale deambulazione, sviluppa nel cavallo masse muscolari anomale,
che una volta riportata la testa nella posizione normale, permettono
trotti di grande spettacolarità. Purtroppo nella maggior parte dei
soggetti, questa tortura, perché non si può nominare in altro modo
questa “tecnica”, produce in poco tempo la Sindrome di Wobbler
acquisita. Solo pochi cavalli resistono a questo trattamento per tempi
prolungati, per questo già nell’ottocento, ovvero in tempi non
sospetti, venne condannata da tutti i cavalieri, anche dai cavalieri
circensi. Bisogna ricordare che spesso questi cavalli non subiscono
soltanto un’alterazione deambulatoria, ma col tempo sono soggetti a
continui tremori e a continue contrazioni tonico-cloniche dei gruppi
muscolari interessati, che li affliggono in ogni momento di riposo. Ho
visto un solo cavallo in queste condizioni e spero di non doverne
vedere mai più, tanta era la sofferenza di quel povero animale. Non ci
può essere nessun motivo, sportivo, agonistico, spettacolare che possa
giustificare un simile strazio solo l’ignoranza che in ogni caso non è
giustificabile. Sono assolutamente
d’accordo col veterinario della FEI dott.Gerd Heuschmann che descrive
ampiamente tutti i danni di questa nuova moda nel suo libro ” Finger in
der Wunger“ (Il dito nella piaga), questa tecnica deve essere messa al
bando. La sindrome di Wobbler Dopo
più di cinquant’anni di equitazione, per la prima volta ho incontrato
la sindrome di Wobbler. È accaduto circa un anno fa, in occasione di un
corso che dovevo tenere a Pisa. Il primo giorno, prima della lezione,
una giovane signora mi si avvicinò abbastanza dispiaciuta dicendo che
non poteva partecipare perché la sua cavalla, acquistata da poco tempo,
era stata visitata dal veterinario ed era affetta dalla Sindrome di
Wobbler. Confessai immediatamente la mia ignoranza ed un osteopata, lì
presente, mi spiegò che si trattava di una sindrome caratterizzata da
grave alterazione della deambulazione, in pratica una forma di atassia. Il
mio spirito professionale fu subito incuriosito, so bene cos'è una
forma atassica in un paziente a due gambe, ma non avevo mai visto
un’atassia in un quadrupede e quindi chiesi se fosse possibile veder
muovere la cavalla. La signora condusse nel rettangolo la cavalla,
bardata di testiera e corda. La cavalla iniziò a girare a mano destra
ed effettivamente mostrava un certo ritardo nell’appoggio del
posteriore destro, una volta cambiata mano era visibile un ritardo
anche, e maggiore, del piede posteriore sinistro. In tutta sincerità
dissi che di cavalli con simile difetto motorio ne avevo visti molti e,
per quanto mi avevano insegnato vecchi uomini di cavallo, la condizione
era dovuta semplicemente a quella che in gergo degli addestratori si
chiama “zoppia di bocca”, cioè una forma di alterazione motoria a
carico dei posteriori, dovuta al modo di utilizzare le mani da parte
del cavaliere. Sorse una piccola discussione che finì con una
scommessa: visto che la sindrome di Wobbler in pratica non è
risolvibile, tanto meno in breve tempo, convenimmo che, se il giorno
successivo, dopo averla girata alla corda, la cavalla si fosse mossa
regolarmente, l’osteopata mi avrebbe pagato da bere. Così accadde. Dopo
venti minuti di lavoro alla corda il venerdì pomeriggio la cavalla già
si muoveva con maggior scioltezza ed il giorno successivo aveva
un’andatura del tutto regolare. Da quel giorno, in poco meno di un
anno, mi sono già imbattuto in ben tre casi di diagnosi di sindrome di
Wobbler. Ho
sentito così la necessità di studiare il problema ed alla fine ho
tratto le seguenti conclusioni. Da qualche tempo la sindrome di Wobbler
è diventata di moda per diversi motivi, il primo è che essendo un
complesso di sintomi non del tutto definiti e che hanno come elemento
caratteristico un’alterazione della deambulazione permette di
ascriverle qualsiasi tipo di zoppia rendendo più pomposo il
verdetto, il secondo perché le zoppie spesso sono molto difficili da
riconoscere soprattutto quando non derivano da un trauma ben
individuabile e quindi questa “novità” consente una diagnosi di “ampio
respiro”, il terzo e più grave è la diffusione di pratiche equestri
condannate storicamente da tutti gli addestratori ed attualmente venute
in auge con un nome accattivante e moderno: Rollkur. Prima
di vedere le cause della sua attuale diffusione cerchiamo di capire
cosa è veramente questa patologia. Per sindrome di Wobbler vengono
definite due condizioni patologiche. La prima è una forma che si
manifesta nei puledri entro i primi trentasei mesi di vita e mostra
gravi alterazioni deambulatorie di tipo atassico, causate ad
un'alterazione anatomica congenita delle prime vertebre cervicali che
determina una compressione del midollo spinale. Questo tipo di
patologia non è per il momento risolvibile e quindi il puledro non ha
futuro. La
seconda condizione è invece una forma acquisita, legata ad
un'alterazione della disposizione della 3°o 4° vertebra cervicale ed è
da riferire o ad una causa traumatica acuta o ad una condizione
traumatica cronica. Un trauma acuto, per esempio una brutta caduta,
spostando le vertebre cervicali determina una lussazione di una o più
vertebre che comprimendo il canale neurale genera l’alterazione della
deambulazione. La condizione traumatica cronica è invece dovuta ad una
costante scorretta malposizione del collo del cavallo che determina gli
stessi effetti della situazione precedente, ma per una sofferenza del
midollo causata dalla continua compressione per la posizione anomala. A questo punto ho fatto una serie di riflessioni che mi sembra interessante esporre. Chi
ha letto i libri dei maestri dal Cinquecento avrà notato che le
andature del cavallo descritte sono in numero maggiore di quelle che
attualmente prendiamo in considerazione: differenti tipi di passo,
varie modalità di trotto e diverse varietà di galoppo. I più vecchi fra
i maestri si sono limitati solo a descriverle, mentre altri, tra cui de
La Guérinière, le hanno classificate distinguendo tra andature
naturali, ovvero quelle che il cavallo presenta in natura, ed andature
difettose"da condannare", come il trapasso, il traino e l’ambio, perché
causa di una riduzione della vita d’uso del cavallo che le mostrava. A
quei tempi il pensiero dominante era che tutti gli animali fossero
esseri “senz’anima” al servizio dell’uomo, per cui questa condanna era
prodotta solo da un mero calcolo utilitaristico: il cavallo costava
molto, sia nell’acquisto, sia per l’addestramento e quindi doveva
rendere adeguatamente nel tempo. Un cavallo con andatura difettosa
altera la propria mobilità e stabilità e presenta una riduzione della
vita d’uso, costringendo il proprietario a sostituirlo anzi tempo. Ciò
che in particolare mi interessa puntualizzare è che l’insorgere delle
andature difettose veniva da tutti chiaramente attribuito ad un
addestramento mal eseguito o alla scarsa abilità del cavaliere. Al
contrario il cavallo che presentava andature corrette, regolari e
particolarmente belle, giustamente non era considerato solo il semplice
frutto di una selezione allevatoriale, ma soprattutto il risultato
delle capacità di un cavaliere abile che aveva saputo conservare le
andature naturali riuscendo a renderle più eleganti, più energiche, più
solide. Per
molti anni della mia vita mi sono dedicato al recupero di cavalli che
potrei tutti classificare come affetti da questa sindrome. Le gravi
alterazioni motorie da cui erano colpiti li avevano resi inutilizzabili
e destinati alla macellazione. Nei libri che avevo letto però, i vecchi
maestri sostenevano che quasi tutti cavalli che presentavano
alterazioni motorie potevano essere recuperati con un lavoro effettuato
correttamente e ciò mi aveva convinto a sottrarli al loro imminente
destino Un chiropratico mi aiutò nel loro recupero continuando ad
affermare che lui poteva solo fare un intervento palliativo e
momentaneo e che stava poi a me trovare il modo corretto per rimettere
in ordine le masse muscolari utili allo sviluppo di una mobilità
corretta. Penso
che gli scritti dei vecchi maestri ci diano la giusta chiave di
lettura: l’incappucciamento e la cosiddetta “rottura alla terza o alla
quarta” sono causa dell'ambio e di molte altre alterazioni motorie, le
due cose sono cioè in stretta correlazione. Vorrei dire anche di più:
le due condizioni, incappucciamento e alterazioni motorie, sono in
relazione anche al di là e al di fuori di una vera compressione del
canale neurale, perché come insegna tutta la nuova fisiatria da Mezier
a Feldenkrais passando per l’antiginnastica e gli studi della
dottoressa Bertelè, la corretta mobilità è il frutto dello sviluppo
armonico dell’intero sistema muscolare così come i difetti motori e i
dolori conseguenti sono invece il prodotto di alterazioni della
medesima armonia. La posizione del collo e della testa nell’uomo come
nel cavallo ha un’importanza assoluta nel mantenimento di questa
armonia e proprio per questo motivo, evidentemente rilevato
empiricamente, la posizione della testa è stata oggetto di molte
riflessioni nella storia dell’equitazione e gli atteggiamenti sopra
ricordati sono stati condannati da tutti i vecchi Maestri. Un
uso eccessivo degli aiuti di mano, soprattutto nell’utilizzo improprio
del morso e filetto o delle redini di ritorno, portano a modificare
quasi sempre in modo continuativo la posizione naturale del collo
(incappucciamento) e di conseguenza la posizione delle vertebre
cervicali (“rottura alla terza o alla quarta”).Foto |
SIAEC
- Società Italiana di Arte Equestre Classica |