Proprio
in questo paese che ha dato i natali ad un numero di uomini di cultura
come nessun altro, il secolo degli “ismi” , liberismo, socialismo,
fascismo, nazismo, comunismo etc. ha lasciato il frutto più avvelenato:
l’ignorantismo, il potere oltraggioso dell’ignoranza. Ignoranza che
stiamo esportando in tutto il mondo e che trova proseliti proprio
perché dà il diritto di parola a chi da sempre aveva solo il dovere di
ascolto: l’ignorante, ovvero colui che ignora e che quindi dovrebbe
apprendere prima di diventare colui che dice. L’ignorantismo è
esproprio della cultura e afferma il primato della non conoscenza
consegnando il potere all’ignorante saccente. Costui, tanto più
arrogante quanto più ignorante, afferma apoditticamente le proprie
verità irridendo chi conosce, chi sa, con l’arma del “tutto è
possibile”, in modo da rendere indistinguibile il bene dal male, il
corretto dall’errore, la cultura dalla barbarie. Ciò
avviene in tutti i campi, e lo possiamo toccare con mano ogni giorno,
ma in equitazione è un esperimento datato da diversi lustri. Io mi
arrogo il diritto-dovere di gettare un piccolo granello di sabbia in
questo ingranaggio perverso, cercando di fornire elementi di conoscenza che si oppongano ad esso. Non
pretendo di affermare verità assolute, ma solo spunti di riflessioni
che provengono da un passato ormai remoto, denso di cultura equestre,
letto con gli occhi di conoscenze tecniche scientifiche che ne
avvalorano la giustezza superando il solo conforto pragmatico. Può
sembrare poca cosa nei confronti di un nemico tanto potente quale
quello dell’ ignoranza, ed anche il terreno di questo tentativo,
l’equitazione, può sembrare comparto futile, cultura di basso profilo
o, per molti, superficiale ambito obsoleto. Ritengo che per far cultura
non vi siano settori privilegiati dove la cultura ha la “C” maiuscola.
Ogni spazio, ogni angolo, ogni anfratto può offrire elementi di
affermazione della cultura, contribuendo ad aggiungere sabbia da
immettere nell’ingranaggio, per farlo inceppare. L’equitazione è a mio
avviso, al contrario, un campo straordinario, che solo, appunto,
l’ignoranza può relegare a condizione sportiva riservata ad un mondo
effimero. Il cavallo che ha dato
la nobiltà a chi lo sapeva montare, che ha contribuito alla nostra
civilizzazione, a sviluppare i viaggi, l’agricoltura, che ha fatto
versare litri di inchiostro ai mille maestri dell’arte, il cavallo che
oggi si dimostra anche solidale con i più deboli, fornisce strumenti
inusitati di riflessioni culturali e storiche, e qualsiasi elemento
culturale che fornisca linfa al cervello dell’uomo è di per sé stesso
sabbia utile a far grippare il meccanismo dell’ignoranza. Probabilmente
molti non saranno d’accordo con ciò che scrivo, ma se non prevarrà il
pregiudizio, figlio dell’ignoranza, quanto espresso potrebbe diventare
spazio di dibattito aggiungendo conoscenze e quindi cultura.
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