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Articoli dal giornale
equitazione sentimentale
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anno VI, n. 3 – giugno 2003
L’isodinamica
e il mimo equestre
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Per attività isodinamica si intende un'attività in cui
corpi
separati si muovono con sincronismo e similitudine di movimento. Sono
isodinamici
il nuoto sincronizzato e la danza intesa come il valzer, la polka, la
mazurka
etc., ma l’espressione più precisa dell’isodinamica
è, senza
dubbio, l’equitazione, in essa due corpi sovrapposti si muovono
in sincronismo
temporale, nella stessa direzione, con un adattamento cinetico
dialettico.
Quando nel 1999 incontrai per la prima volta Andrè Bourlet
Slavkov,
mi accorsi che i suoi studi sul “mimo equestre” si
integravano perfettamente
con quanto io stavo studiando sull'equimozione, cioè sulla
modalità
di movimento del cavallo nelle differenti andature e sulla
corrispondente
cinetica del cavaliere. Lavorando insieme per alcuni giorni
confrontammo
le nostre opinioni, integrando i differenti elementi derivanti dalle
ricerche
che avevamo svolto. Il risultato fu la costruzione di un sistema
complesso
di attività motorie, a piedi ed in sella, che ponevano le basi
per
un differente approccio all’equitare ed al suo insegnamento.
Ci parve curioso che, pur senza conoscerci, stavamo percorrendo
itinerari
di ricerca simili, ed ancora più curioso è il fatto che
siamo
venuti a conoscenza che diversi cavalieri in Francia, Inghilterra,
America
e Germania stanno battendo le stesse strade, come se alcuni nodi
dell’arte
equestre fossero venuti al pettine contemporaneamente, a persone
differenti,
ai quattro capi del mondo. Storicamente questo processo di riflessione
sincrona
multipolare è già avvenuto più volte nei secoli
scorsi,
segnando vere e proprie rivoluzioni sociali, scientifiche o, nel nostro
campo,
rivoluzioni nel modo di montare. Spesso anzi, i grandi cavalieri: De la
Guérinière,
Baucher, L’Hotte, per citarne solo alcuni, sono
l’espressione sintetica di
una molteplicità di esperienze accomunate dalle medesime
intuizioni.
Se di rivoluzione non vogliamo parlare, certamente nella visione
isodinamica
dell’equitare possiamo vedere la sintesi di molteplici
esperienze, già
affermate in modo sporadico da illustri cavalieri come elementi tecnici
parziali,
riunite in un contesto più ampio e complesso che va a definire
un'unica
metodologia comportamentale e che trova la sua odierna
possibilità
di essere nei nuovi studi di chinesiologia e nella nuova visione del
cavallo
come essere vivente, e non come macchina d’uso, quale è
stato considerato
soprattutto negli ultimi cinquanta anni. Non voglio dilungarmi sui
processi
filosofici e culturali alla base dei cambiamenti che si sono verificati
negli
ultimi cento anni nei confronti del cavallo e dell’equitazione,
ma certamente
va sottolineato che l’obsolescenza del cavallo come compagno
d’armi e di
lavoro, per la sua sostituzione con mezzi meccanici dopo la comparsa
del
motore a scoppio, è stata la fonte dell'arretramento culturale
che
contraddistingue l’attuale equitazione sportiva, ad esso vogliamo
contrapporre
una riflessione che va a cercare le proprie radici nella storia, per
rilanciare
un processo di accolturamento che ha come obiettivo il benessere fisico
e
psichico del cavallo e del cavaliere.
Lo studio della cinetica del cavallo nelle differenti andature e
modalità
impone la necessità di analizzare i relativi movimenti del
cavaliere
al fine di perseguire il miglior adattamento sinergico per non
contrastare
l’attività motoria del cavallo ostacolandola e
danneggiando nel tempo,
la sua struttura fisica.
Si tratta di analizzare l’assetto di quei cavalieri che
sono più
“insieme” alla propria cavalcatura, per estrapolarne
l’essenza dello specifico
movimento e trovare quindi la chiave di lettura del sincronismo. Da qui
è
necessario fare una rielaborazione analitica su basi della meccanica
motoria
fisiologica del cavallo e del cavaliere per ottenere, alla fine, una
interpretazione
del movimento che sia il più adeguato alle dinamiche dei due
corpi
sovrapposti Il risultato immediato dell’applicazione pratica di
questi studi
è la disponibilità del cavallo all’esecuzione del
movimento,
senza che questo sia richiesto con coercizione da parte del cavaliere,
ma
semplicemente con la sua dinamica corporea.
Ma il risultato dell’isodinamica è ben più
consistente: un
miglioramento del benessere psicofisico del cavallo, in quanto la
richiesta
del cavaliere, che avviene mediante il suo corretto atteggiamento
fisico,
non è contraddittoria, ma consensuale all’atteggiamento
fisico necessario
al cavallo per l’esecuzione del comando. Vengono così
evitate torsioni
articolari, sollecitazioni anomale della muscolatura e punizioni
incongrue
per mancate esecuzioni, che derivano da incomprensioni per
contraddittorietà
della richiesta e che mettono il cavallo in uno stato d’ansia e
di difficoltà
psichica.
E vi è un ulteriore ed importate elemento, mai preso in
considerazione:
gli effetti sul fisico del cavaliere. Un atteggiamento inadeguato o non
isodinamico
impone al cavaliere condizioni posturali che possono danneggiare il suo
fisico,
accentuandone elementi anomali, se non patologici, già presenti.
Nel
nostro quotidiano sfruttiamo il nostro corpo in modo totalmente
incompreso
ed incomprensibile; alcuni cercano di riappropriarsi di una
fisicità
simil-naturale frequentando palestre e parchi, ma troppo spesso
quest'attività
si riduce che ad un ulteriore sfruttamento del corpo, con accentuazione
delle
dissimmetrie a cui siamo indotti dalla comune attività destrorsa
quotidiana.
L’equitare isodinamico costringe al superamento della
dissimmetria, ricercando
continuamente un ricongiungimento armonico del movimento della parte
destra
con la sinistra. Questa ricerca conduce al miglioramento posturale, ad
un
miglioramento dell’uso della muscolatura senza contratture.
Il trasferimento dell’isodinamica nella cinetica del cavaliere a
piedi, secondo
i principi del “mimo equestre”, consente di migliorare,
sotto l’occhio di
istruttori esperti, l’atteggiamento posturale dinamico in sella,
per ottenere
i risultati esposti. Possiamo quindi dire che isodinamica e mimo
equestre
sono due momenti che si integrano tra loro, la prima studia i movimenti
del
cavallo e del cavaliere, in generale e nello specifico, il secondo li
configura
in una dinamica da bipede per poter correggere l’atteggiamento
del singolo
cavaliere e per consentirgli un'accentuazione della propriocezione e un
miglioramento
complessivo del suo assetto dinamico. I risultati di questa
integrazione
sono evidentissimi: il cavaliere, in poco tempo acquisisce la
comprensione
di ciò che deve fare in sella, cosa deve sentire, quali
sensazioni
deve ottenere nell’esecuzione dei movimenti; il cavallo,
invece, si
presta con maggior disponibilità al lavoro. Il risultato
più
stupefacente si ottiene su quei cavalli che presentano dolori o difese,
in
quanto con rapidità si superano le difese e soprattutto si
risolvono
i dolori di schiena, che troppo spesso disturbano e danneggiano i
cavalli.
Con questi metodi integrati i principianti si avvicinano
all’equitazione
con una consapevolezza che permette loro di apprendere con maggior
velocità
e sicurezza, i cavalieri confermati vi possono trovare la chiave per
risolvere
problemi che involontariamente hanno sempre attribuito ai propri
cavalli,
e, scoprendo una nuova sintonia, riescono a migliorare le prestazioni,
in
eleganza ed in potenza. E’ chiaro altresì che il metodo
non è
miracolistico, né vuole esserlo, ma è una nuova e
interessante
possibilità nelle mani degli istruttori intelligenti per
migliorare
la loro capacità di insegnamento.
Giancarlo Mazzoleni | | |
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