riconosciamo il
cavallo
come patrimonio immateriale dell'Umanità
IL CAVALLO, LA CULTURA, L'ARTE E
L'ETICA DEL RISPETTO E DELLA COLLABORAZIONE
CHE I POPOLI HANNO SVILUPPATO TRAENDO ISPIRAZIONE DAL CAVALLO
IN MILLENNI DI CONVIVENZA TRA LE DUE SPECIE.
Scopo
dell'iniziativa
è ottenere la candidatura per l'inserimento nella lista dei beni
immateriali tutelati, valorizzati e riconosciuti dall'UNESCO come
patrimonio di tutta l'umanità.
Attraverso tale riconoscimento s'intende:
• operare perché l'esempio della
collaborazione tra le diverse specie, uomo e cavallo, serva agli uomini
per migliorare le
relazioni tra loro stessi.
• perseguire il fine del benessere del
cavallo
e dell'uomo, rinnovare l'incanto e i principi del patto originario di
collaborazione tra
le specie.
• recuperare e valorizzare il patrimonio
storico, letterario, artistico e scientifico che l'umanità ha
prodotto traendo ispirazione dal cavallo.
Sono soggetti promotori dell'iniziativa:
Club
di
marchio Cavalgiocare®
Casa Editrice
EQUITARE
S.I.A.E.C. (Società
Italiana di Arte Equestre Classica)
Equitazione
Sentimentale Giornale di Cultura Equestre Classica
A.I.T. La Casella - Centro studi e
formazione
Qui di seguito pubblichiamo
integralmente
il
documento per la
CANDIDATURA
Iscrizione Lista Patrimonio Orale e Immateriale
Maggio 2003
(traduzione italiana del modulo elaborato dall’Unesco di Parigi)
*1 – IDENTIFICAZIONE
IL SOGNO DEL CENTAURO:
IL CAVALLO, LA CULTURA, L'ARTE E L'ETICA DEL RISPETTO E DELLA
COLLABORAZIONE
CHE I POPOLI HANNO SVILUPPATO TRAENDO ISPIRAZIONE DAL CAVALLO IN
MILLENNI
DI CONVIVENZA TRA LE DUE SPECIE
a – Stato membro: ITALIA
b – Denominazione dello spazio o della forma di espressione
culturale:
Il Cavallo e la qualità universale dei gesti, delle opere e
delle
elaborazioni culturali risultanti della relazione etica tra gli uomini
e
la specie equina che da millenni condivide spazio, lavoro, emozioni con
il
genere umano.
L'effetto del rapporto etico tra uomo e cavallo si manifesta nei gesti
della
vita condivisa, gesti che rappresentano un distillato di attenzioni e
competenze,
e nei tempi sono divenuti cura, cultura, arte e armonia.
Nei confronti del cavallo, non diversamente da come ha fatto per la
propria
specie, l’uomo ha avuto comportamenti contrastanti, che hanno
oscillato tra
l'abuso e un rapporto etico, basato sull'intesa, rispettoso della
natura,
delle esigenze e del diritto al benessere di ogni individuo.
La via dell'intesa con il cavallo è stata, per millenni, fonte
d’ispirazione
in ogni campo del sapere scientifico, della cultura, dell’arte e
della tradizione
popolare.
c - Denominazione della comunità di accoglienza :
Costituiscono la comunità di accoglienza le due specie, quella
equina
e quella umana, che hanno condiviso i loro destini attraverso una
convivenza
millenaria.
Più specificatamente, in Italia sono circa 600.000 i cavalli
allevati
e destinati ad una vita, condivisa in varia maniera, con l'uomo. Di
questi
un numero vicino ai 100.000 vengono impiegati in attività
ludiche
e sportive e in piccolissima parte in attività di lavoro.
Attraverso
questo segmento della popolazione equina si individua una parte della
comunità
di accoglienza umana, che comprende uomini la cui attività
è
dedicata direttamente o indirettamente al cavallo. Sono da considerare
in
questo gruppo tutti coloro che svolgono lavori direttamente collegati
alla
vita del cavallo come il personale addetto alla gestione di scuderie di
centri
ippici, ippodromi, allevamenti; gli allevatori; gli allenatori e gli
addestratori;
gli istruttori; i cavalieri, i fantini e i guidatori; i maniscalchi; i
veterinari;
gli alimentaristi; ecc.
Molti dei rimanenti 500.000 cavalli sono entrati, come membri aggiunti,
in
quella che gli studiosi dei costumi sociali chiamano "la famiglia
allargata".
Inoltre, per il ruolo che il cavallo ha nell'immaginario personale e
sociale,
la comunità si estende fino ad interessare una notevole parte
della
società e la quasi totalità dell'infanzia, che più
di
ogni altra comunità vive il sogno del rapporto col cavallo.
La comunità di accoglienza si espande quindi, fino a
rendere
enormemente dilatati i confini di un fenomeno che ha una particolare
connotazione
nazionale ma, insieme si estende ancora oggi a tutte quelle
società
e collettività del mondo che in varia maniera convivono con la
specie
equina.
*Allegato 1 Raccolta Firme con statistica di tipo sociologico.
d – Localizzazione geografica dello spazio o della forma di
espressione culturale
e localizzazione geografica delle comunità interessate:
In Italia il fenomeno della relazione uomo, cavallo, asino o mulo,
anche
se non più determinato dalla convivenza giornaliera che
risultava
dal rapporto di uso lavorativo, interessa tutto il territorio
nazionale.
Fino alla prima metà del 1900 ha riguardato tutte le regioni, in
diversa
maniera ma con la stessa intensità. In alcuni casi come per il
Piemonte,
le aree alpine e le Venezie, sono stati gli usi bellici e i fasti della
cavalleria
a legare principalmente uomini, cavalli e muli. Altrove, la convivenza
è
stata indotta dall'impiego nei lavori in agricoltura, ed è il
caso
di tutto il territorio appenninico dalla Sicilia alla Liguria e alla
Sardegna.
In tutte le zone di pianura, erano sviluppate le pratiche legate al
trasporto
su carri e carrozze, e non si può dimenticare il ruolo della
cavalcatura
per il controllo del bestiame nelle aree adatte all'allevamento brado,
in
particolare del Lazio e della Toscana.
Si deve anche ricordare che in tutto il territorio nazionale rimane, a
ricordo
di più antiche tradizioni equestri, un grande numero di feste
popolari,
sagre, palii, tornei rievocativi che hanno nel cavallo uno dei
principali
elementi dell'evento. Purtroppo, proprio questo aspetto dell'impiego
del
cavallo, più di altri carico di valori simbolici, denuncia
lo
stato di degrado culturale in cui oggi versa il settore; si scambiano
sempre
più spesso eventi rievocativi per gare in cui la velocità
è
diventata sinonimo di abilità, si impiegano cavalli e uomini al
di
fuori di ogni serio apparato di tutela e di prevenzione .
e- Periodicità della forma di espressione culturale
Non è possibile parlare di periodicità dell’evento.
f – Enti o persone competenti all’interno della/delle
comunità interessate
o dei governi .
Sicuramente i cavalli possiedono la più alta competenza per
valutare
quando l'uomo si rapporta a loro con atteggiamenti e proposte, non solo
rispettose
dei loro diritti, ma adeguate a quel livello di conoscenza reciproca,
maturata
in secoli di frequentazione e condivisione della vita. E’ nostro
compito
assumerci l’incarico di rappresentare il loro punto di vista,
insieme all’assunzione
di responsabilità che ci viene dall’essere parte nella
relazione con
loro.
In Italia non esistono enti o organizzazioni governative preposti alla
tutela
e valorizzazione dell'arte, dei mestieri e delle competenze, elaborati
nell'ambito
delle varie attività equestri. Questo è uno dei motivi
per
cui si è costituito il raggruppamento di associazioni che
presenta
il progetto "Il sogno del Centauro". Le stesse associazioni, attraverso
i
loro rappresentanti, sono state spinte ad unirsi e a prefigurare un
programma
di iniziative ed attività capaci di far convergere su obbiettivi
comuni
quelle competenze e risorse economiche ed umane che oggi operano
separatamente
e, a volte, con modalità conflittuali.
Le associazioni
A.I.T. La Casella
Cavalgiocare
Equitare
Equitazione sentimentale
S.I.A.E.C.
Esistono poi enti a competenza settoriale che operano perseguendo
finalità
specifiche della categoria o dell'ambito al quale appartengono. Al
momento
della loro istituzione, per molti di questi enti era implicito
l'obbiettivo
di salvaguardare, tutelare e valorizzare il patrimonio di arte e
competenze
prodotto dalla convivenza di uomini e cavalli.
Con il diffondersi dell’industrializzazione e la scomparsa delle
cavallerie
negli eserciti, avvenuta dopo l’ultimo conflitto mondiale, molte
delle prerogative
di questi enti sono mutate e, mentre si abbandonava sempre più
la
tutela di alcune razze equine, fino a quel momento funzionali
all’utilizzo
nel lavoro, nei trasporti, nell’impiego bellico, al loro interno
ha preso
sempre maggiore dominanza l’interesse per la promozione e la
diffusione del
cavallo sportivo e lentamente si sono affievoliti anche i principi
etici
e morali prima rintracciabili nella loro attività.
Tra gli enti con competenze settoriali, in merito all'allevamento e
all'impiego
del cavallo possiamo individuarne alcuni aventi carattere nazionale
come:
UNIRE Unione Nazionale Incremento Razze Equine, le cui competenze vanno
dall’opera
di sostegno all’attività allevatoriale, alla gestione
della programmazione
e del gioco sulle corse ippiche, attività, quest’ultima,
assolutamente
predominante al suo interno.
L’UNIRE è ente di diritto pubblico, posto sotto il
controllo dei Ministeri
per le Politiche Agricole e Forestali e delle Finanze. Ha sede in Roma
in
Piazza San Lorenzo in Lucina, 4. Attualmente l’Ente è
commissariato
e il suo attuale Commissario, Avv. Riccardo Andriani, ha dato la sua
personale
adesione al progetto.
FISE Federazione Italiana Sport Equestri, federazione sportiva facente
capo
al CONI con competenze anche nell’ambito della formazione degli
istruttori
di settore. Attualmente è presieduta dall’Ing. Cesare
Croce, che dato
la sua personale adesione al progetto, insieme ad alcuni rappresentanti
di
particolare spicco come le medaglie d’oro olimpioniche Raimondo e
Piero d’Inzeo.
UISP, Unione Nazionale Sport per Tutti. E’ la più
importante associazione
nazionale di promozione sportiva in ambito nazionale. Ha concesso il
proprio
patrocinio al progetto con lettera del 14 gennaio 2002, prot.
002/NP/tg.
Al progetto ha anche aderito il dott. Paolo Tisot, presidente della
Lega
Attività Equestri.
Il consiglio nazionale della lega attività equestri, nel 1999 ha
approvato
una delibera in cui richiedeva ai propri associati di adottare, nei
confronti
dei cavalli, i principi contenuti nella Carta dei Diritti degli Animali
(Parigi
Unesco 1982)
Museo storico del trotto, con sede a Civitanova Marche (MC). Ha
costituito
la più importante biblioteca italiana dedicata al cavallo, con
opere
antiche e moderne, un importante archivio, oltre ad una raccolta di
opere
di grafica, pittoriche, finimenti, carri e calessi, ed altri oggetti di
carattere
storico, storico artistico e di cultura materiale. Il presidente,
Ermanno
Mori, ha dato la sua adesione al progetto, a titolo personale e in
rappresentanza
del Museo.
Scuola internazionale di omeopatia veterinaria “Rita
Zanchi” di Cortona.
Opera da anni nella ricerca e nella didattica relativa
all’applicazione di
terapie omeopatiche in campo veterinario, con particolare attenzione ai
problemi
della specie equina. Il direttore della scuola, dott. Franco Del
Francia,
tra l’altro autore del volume Omeopatia veterinaria e
psicopatologia del
cavallo, ha dato la sua personale adesione al progetto. La scuola ha
concesso
il proprio patrocinio.
Fondazione Vittorio di Capua – Centro di Riabilitazione equestre
Ospedale
Niguarda. La Fondazione è attiva nella ricerca e nella pratica
dell’ippoterapia
e della riabilitazione equestre ed ha concesso il proprio patrocinio al
progetto.
Vi sono poi competenze decentrate ai governi locali relative a settori
come
la formazione professionale, la cultura l'educazione e la
valorizzazione
del territorio.
In questo ambito i limiti alle adesioni al progetto sembrano dipendere
solo
dalla difficoltà per il comitato di portare l'iniziativa a
conoscenza
delle competenti figure istituzionali locali.
Ad oggi dobbiamo registrare i patrocini di:
Regione Toscana, con atto della Giunta Regionale del 16 gennaio 2002,
Prot.
101/769/04/8
Comune di Roma, con atto del Consiglio Comunale del
Comune di Siena, con Delibera della Giunta Comunale del 2 gennaio 2002
Comune di Oviglio (AL), con deliberazione del Consiglio Comunale n. 26
del
27 dicembre 2001
Provincia di Verona, con atto dell’11 gennaio 2002
dell’Assessore all’Agricoltura,
ai sensi dell’art. 17 del regolamento provinciale dei contributi
Ente Fiera di Verona, con lettera del presidente Pierluigi Bolla del 14
gennaio
2002
Tra le adesioni personali all’iniziativa ricordiamo:
Senatori e Deputati al Parlamento italiano: Sen. Giuliano Amato, On.
Laura
Cima, Sen. Fiorello Cortiana, On. Maurizio Mariani, Sen. Natale
Ripamonti,
On. Clemente Ruggiero, On. Gianni Rivera, Sen. Carla Rocchi
Fondazioni ed Associazioni: ANAGT (Associazione Nazionale Allenatori
Guidatori
trotto), ANICA (Associazione Nazionale Italiana Cavallo Arabo),
E.N.G.E.A.
(Ente Nazionale Guide Equestri Ambientali, riconosciuto dall’IPA
- dall’ONU),
L'Auriga O.N.L.U.S. (attivi nella ricerca e nella proposta di
attività
equestri aperte ai disabili. Il loro metodo è esposto nel volume
Il
cavallo a dondolo), Pro Equo (associazione di difesa e protezione del
cavallo),
SICA (Società Italiana Cavallo Ambiente) O.N.L.U.S.
Personalità del mondo della cultura e della ricerca (italiani e
stranieri):
Nicoletta Angelini (psicologa, presidente associazione L’Auriga),
Gianmaria
Barbieri (editore), Giuliana Belli (traduttrice di opere tecniche nel
settore
equestre), David e Deen Blunt (Gran Bretagna, editori specializzati nel
settore
equestre, Kenilworth Press), , Andrè Bourlet Slavkov (esperto di
didattica
equestre), Tonia Cancrini (filosofo), Patrizia Carrano (scrittrice),
(cavaliere),
Maria Paola Casali (pedagogista), Camillo De Fabritiis (ex Commissario
UNIRE,
capo di gabinetto Ministero per le Politiche Agricole), Carlo Faillace
(presidente
Pro Equo), Francesco Gallerano (docente universitario), Maria Lucia
Galli
(psicologa ed autrice di Il cavallo e l’uomo. Psicologia, simbolo
e mito),
Susan Garvin (scrittrice), Giuliano Gemma (attore), Paolo Guidoni
(docente
universitario), Rodolfo Lorenzini (responsabile settore veterinario
Istituto
Superiore di Sanità), Danilo Mainardi (etologo), Guido Melzi
d’Eril
(ex presidente UNIRE), Annalina Molteni (veterinaria –
scrittrice), Fernando
Savater (filosofo, autore, tra l’altro, del volume A cavallo fra
due millenni),
Patrizia Torricelli (biologa)
Giornalisti: Antonio Cianciullo, Italo Cucci, Vittorio Feltri, Rodolfo
Galdi,
Giuseppe Galli, Erminio Marcucci, Tommaso Pellizzari, Ippolito
Pizzetti,
Roberta Polito, Cesare Protetti, Domenico Quirico, Roberto Rossetti,
Francecso
Santoro, Anna Scafuri, Giulia Serventi
Esponenti del mondo dell'equitazione e dell'ippica: Gabriele Baldi
(presidente
ANAGT), Francesca Costa (olimpionica), Dario Cristini (cavaliere),
Patrice
Franchet d'Espery (dirigente della Scuola Nazionale Cadre Noire di
Saumur),
Daria Fantoni (olimpionica), Mario Gennero (giudice federale), Maria
Gabriella
Incisa di Camerana, Albert Moyersoen (cavaliere e Mestro di
Equitazione),
, Sue Oliveira (Belgio – amazzone), Gaetano Papalia (presidente
della Società
Ippodromi e Città), Alberto Riario Sforza (olimpionico)
*2 DESCRIZIONE
a – descrizione dello spazio o dell’espressione culturale.
riferimenti storici e recenti:
Il cavallo di oggi è un prodotto della cultura e dell'arte
umana.
Gli uomini ne hanno plasmato l'aspetto esteriore, il comportamento, le
condizioni
di vita. Nel bene e nel male esso dipende totalmente dall'uomo.
Da sempre il cavallo ha costituito fonte di ispirazione per capolavori
di
arte figurativa e ha stimolato le altre arti, i sentimenti, le emozioni
e
la creatività del genere umano
Il rapporto tra uomini e cavalli rappresenta un esempio unico di
collaborazione
tra specie diverse per durata, risultati, ampiezza dei campi di
attività
nei quali ha trovato applicazione. La durezza dei sacrifici richiesti
dallo
sviluppo dell'umanità, è stata condivisa anche
dall’animale
e, nel rapporto con esso, l'uomo ha percorso due strade parallele:
quella
del rispetto e quella dell'abuso.
L'etica e la cultura del rispetto rappresentano la condizione
indispensabile
agli uomini per sviluppare l'arte di convivere con il cavallo. Al di
fuori
della cultura del rispetto l'uomo non ha sviluppato arte, ma tecniche
che
trovano la loro efficacia nella violenza e nella brutalità.
Nella Cina di venticinque secoli or sono, un allevatore di cavalli
chiedeva
ad un uomo tra i più saggi del suo tempo quale fosse la sua
opinione
circa i metodi di addestramento molto rudi, ma efficaci, adottati da un
certo
PO LO, che aveva fama di grande uomo di cavalli.
CHUANG TZU, interrogato, così rispondeva:
"I cavalli vivono sulla terra asciutta, mangiano erba e bevono acqua.
Quando sono contenti si strofinano l'uno sul collo dell'altro. Quando
sono
arrabbiati si rivoltano e si scalciano con gli zoccoli.
Fino a quando essi avranno solo comportamenti naturali, domali!
Ma se, imbrigliati e frustati, con una piastra di metallo sulla fronte,
essi
imparano a lanciare occhiate cattive, a girare la testa alla frusta, a
resistere,
a gettare il morso fuori dalla bocca o la briglia in essa, allora la
loro
natura diventa depravata. Questo è l'errore dell'addestratore Po
Lo".
Ad un quesito tecnico veniva data una risposta di contenuto etico.
Senofonte, ufficiale della cavalleria greca, è quasi un coetaneo
di
Po Lo, ha scritto un trattato sull'addestramento del cavallo, ancora
ricco
di elementi attuali, in cui raccomanda l'impiego della fermezza unita
alla
dolcezza, e consiglia di "non perdere mai la pazienza e di non essere
duri
con i cavalli".
Nella nostra Maremma, possiamo ancora trovare testimonianze viventi di
una
diversa e, per certi aspetti, contrapposta propensione all'impiego del
cavallo.
Da una parte abbiamo l'immagine evidente della profonda condivisione
della
fatica, unita all'ammirazione, al rispetto e all'affetto che nascono
dal
vivere e lavorare insieme. Questa breve poesia "buttera" ne offre una
rappresentazione
"Dammi un puledro Frida
Che i tori si incattiviscono
E i vitelli crescono
Il sole secca e il gelo aggrinzisce
Il mio vino sprona
E tu invecchi troppo in fretta"
“C’è tutto di me dentro di te:
La mia antica saggezza nella tua forza incosciente
Il mio sogno di ragazzo nei tuoi garretti dritti
Che galoppano lontano
La superbia della mia speranza che ti ha scelta
Il babbo e la mamma.”
La profondità del coinvolgimento ha indotto da sempre i popoli
ad
approfondire le conoscenze sul cavallo.
Il nostro paese nel Rinascimento fu la culla dell'equitazione, faro di
elaborazione
tecnica e culturale intorno al cavallo. Il Rinascimento ha segnato per
l'equitazione
il passaggio tra il semplice utilizzo del cavallo ed un uso sapiente
nella
ricerca del rispetto. Nell'elaborazione della tecnica equestre dei
cavalieri
rinascimentali vi era ricerca di miglioramento nell'uso del cavallo ai
fini
bellici, ma anche un'indagine serrata alla ricerca di una tecnica
più
rispettosa e di un'equitazione che fosse, in un tempo, espressione di
forza
e di eleganza. Federico Grisone, Cesare Fiaschi, Giovan Battista
Pignatelli,
Prospero D’Osma sono coloro che portarono in tutta Europa l'arte
equestre
e l’arte di allevare i cavalli. Ma molti di più furono i
poeti, i
pittori, gli scrittori che, prima e dopo di loro, immortalarono il
legame
uomo-cavallo. Pensiamo all’Ariosto, al Tasso o, per venire a
tempi più
recenti, ad Emilio Cecchi, Geno Pampaloni o Manlio Cancogni. Se poi ci
addentriamo
nel mondo delle arti figurative, la lista dei nomi sarebbe infinita:
Piero
della Francesca, Benozzo Gozzoli, Paolo Uccello, il Carpaccio,
Donatello
e, uno su tutti, Leonardo, il cui sogno di dare luce all'emblema stesso
del
cavallo è durato seicento anni e finalmente, solo ora, è
giunto
a compimento, con l’opera oggi esposta a Milano.
Nel secolo passato uomini come Federico Caprilli, nel settore
dell'equitazione
militare e sportiva, e Federico Tesio, nel mondo del galoppo, hanno
saputo
coniugare fascino e ricerca con intuizioni e scoperte che ancora oggi
segnano
il miglioramento nelle modalità di rapporto tra uomini e
cavalli.
“E’ certo che l’uomo conosce le malattie del cavallo
– scriveva Tesio – mentre
il cavallo non conosce le malattie dell’uomo. Ma è anche
certo che
il cavallo conosce assai meglio la psiche dell’uomo che non
l’uomo la psiche
del cavallo”.
L'avanzamento tecnologico e il processo di industrializzazione hanno
quasi
totalmente eliminato la necessità d'uso del cavallo, riducendone
spazi
e indispensabilità. Con la riduzione della presenza del cavallo
nella
vita quotidiana si è avuta la rapida obsolescenza di arti e
mestieri
come il caporazza, il sellaio, il maniscalco, il palafreniere e la
perdita
reale di conoscenze e di capacità che oggi sono solo in parte
rivalutate
e conservate in ambiti culturali molto ristretti. Siamo di fronte alla
possibile
perdita di un patrimonio vastissimo di conoscenze, che rimangono
fondamentali
per stabilire e mettere in pratica un rapporto corretto tra le nostre
specie,
ma non sono più indispensabili per l’uso strumentale e
consumistico
del cavallo che la società e l'economia di oggi tende a
proporre.
La società occidentale si avvia sempre di più a diventare
una
società delle macchine, ormai interamente dominata dai metodi e
dalla
mentalità tecnologica. Questo significa che seppure
inconsapevolmente
veniamo “ammaestrati” a pensare e ad agire secondo il
“principio di equivalenza”
in base al quale ogni meccanismo di un certo tipo funziona in quel
determinato
modo e nei suoi confronti è possibile attuare solo un
comportamento
standardizzato. Questo tipo di approccio si sta estendendo anche ai
rapporti
che l’uomo sviluppa con se stesso e con il mondo naturale. Ma gli
esseri
viventi, al contrario delle macchine, sono unici. Il rapporto con loro
si
sottrae inesorabilmente alle regole universali e ai metodi
“scientifici”
di cartesiana memoria proprio perché questi ultimi, essendo
tarati
sugli oggetti e non sul soggetto, tendono a identificare
l’individuo con
la sua funzione.
Una simile mentalità “moderna”, qualora venga
applicata, come in effetti
sta accadendo, anche al rapporto uomo-cavallo determina
l’instaurarsi di
un rapporto strumentale che inesorabilmente privilegia le componenti
del
dominio su quelle dell’affettività.
Nasce la “figura” del cavallo usa e getta, così come
la vediamo nel
proliferare dei mille affittacavalli che hanno invaso il territorio
italiano,
o quella del cavallo-bicicletta cioè dell’animale che
viene utilizzato
esclusivamente durante l’ora di lezione senza che il cavaliere (o
peggio
il bambino) si preoccupi di sellarlo, dissellarlo, pulirlo o comunque
di
instaurare nei suoi confronti un qualche tipo di rapporto che vada
oltre
la sua riduzione a puro strumento sportivo.
Questa nuova modalità di dominio, si potrebbe definirla quasi
un’ennesima
espressione della volontà di potenza, non nega solo
l’individualità
del cavallo, ma mortifica anche e pesantemente quella dell’uomo
perché
il rapporto con l’altro, animale o uomo che sia, si rivela
indicativo di
quello che abbiamo con noi stessi!
descrizione dello spazio o dell’espressione culturale
"Il cavallo e l'arte equestre, che consiste nel creare, ricevere,
mantenere
ed orientare le forze del cavallo in una condizione di armonia fisica e
morale.
Nell'allevare perseguendo il fine del benessere, nel trasmettere
l'incantesimo
del condividere, del sapere del fare e del sentire"
L'espressione culturale da salvaguardare è rappresentata in
primo
luogo dal cavallo e dalla qualità del rapporto uomo/cavallo
segnata
dall'atteggiamento etico descritto da Chuang Tzu e da Senofonte
già
quasi tremila anni fa; lo stesso atteggiamento che ha ispirato i
Maestri
Rinascimentali, che ha dato consistenza alle intuizioni isodinamiche di
Caprilli
e profondità all'osservazione di Tesio, e che ha dettato i versi
al
Poeta Maremmano.
"L'intesa" quando guida il pensiero ed i gesti di ogni uomo che vive
con
il cavallo, aggiunge una straordinaria qualità alle sue azioni.
Qualità
che ispira gli artisti, diventa evidente nei mestieri, nella pratica
sportiva
e nell’azione terapeutica o, più semplicemente, è
capace di
dare benessere a chi si avvicina a questo antico e potente animale.
Nel tempo, all'interno dell'etica del rispetto e della collaborazione
si
sono sviluppate forme diverse di arte che chiamiamo "ARTE EQUESTRE" e
possiamo
identificare in:
ARTE DEL PRENDERSI CURA : avvicinare, allevare, curare
ARTE DEL FARE INSIEME: addestrare, montare, attaccare, svolgere lavori,
educare
e produrre benessere, applicarsi in arti e mestieri, riflettere e
teorizzare
sul fare.
ARTE DELL’EVOCAZIONE: pittura, scultura, letteratura,tradizione
orale, musica,
fotografia e cinema.
b - Storia, sviluppo e funzione sociale, simbolica e culturale:
L'incontro con il cavallo ha modificato il corso della storia dell'uomo
come
l'incontro con l'uomo ha segnato una trasformazione radicale nella
specie
equina. Attraverso la pratica, sempre più raffinata,
dell'allevamento
si sono prodotte razze con caratteristiche totalmente diverse da quelle
del
cavallo originario. Oggi i cavalli non hanno più il loro abitat
naturale,
sono il prodotto delle esigenze storiche dell'umanità, sono
totalmente
dipendenti dall'uomo e non sono più indispensabili.
L'arte dell’addomesticamento del cavallo si fa risalire a circa
6000 anni,
e si deve ai popoli della steppa asiatica. Da quel momento si
può
dire che l’impiego di un equino accanto all'uomo abbia impresso
un radicale
mutamento alla storia. I popoli indo-europei che per primi lo hanno
utilizzato,
hanno immediatamente allargato i confini della loro influenza, a
partire
dal medio oriente, per giungere fino alla Grecia e all'Europa. Il
cavallo
è stato utilizzato nei trasporti, nella guerra, nel lavoro dei
campi,
ha reso più veloci e facili i viaggi ed i contatti fra le
popolazioni.
È noto che il cavallo, per l'uomo, ha avuto una funzione sociale
determinante
ed in ogni civiltà esso ha rappresentato un simbolo di
distinzione
per le classi dominanti e un indispensabile compagno di lavoro per
quelle
subalterne.
Fin dalle epoche più antiche, il cavallo è stato,
inoltre,
un’inesauribile fonte di ispirazione per l'uomo, nell'arte e
nella letteratura.
Non vi è popolo od epoca storica in cui il cavallo non sia stato
rappresentato
nella pittura e nella scultura. La sua funzione determinante per l'uomo
gli
è stata riconosciuta anche attraverso monumenti di ogni genere
che
spesso caratterizzano significativamente l'aspetto di siti
archeologici,
di strade e piazze, di edifici. Il nostro stesso linguaggio quotidiano
è
ricco di espressioni equestri: perdere le staffe, mordere il freno,
superare
l'ostacolo, ma altre ancor meno note come scapolo da "scapollo",
cavallo
giovane che scappa, non ancora domato, derivano dal linguaggio equestre
testimoniandone
la profonda relazione con l'uomo.
Pagine di poesia e di prosa dedicate a questo animale dimostrano in
modo
analogo lo stretto rapporto con l'uomo, ma sono anche la
rappresentazione
della funzione simbolica e mitica che esso ha avuto per noi. Si deve
quindi
proporre l’accento sulla necessità di non disperdere
quanto è
contenuto di “esperienza e di sapere” nei miti, nelle
fiabe, nelle leggende
italiane (ma ovviamente anche del resto del mondo) legate al cavallo.
Si
tratta di racconti in grado di rivelare conoscenze, non solo
sull’animale
e su come veniva interpretata la sua natura, ma anche sulla psicologia
degli
uomini e sul tipo di civiltà nel quale entrambi si trovavano
inseriti.
Se il cavallo è uno degli “animali-simbolo”
più universali
e più carichi di significati, ciò vuol dire che è
in
grado di “mobilitare “emozioni fondamentali per la nostra
interiorità.
Oggi, tutto questo continua a sopravvivere soprattutto allo stato
latente,
in parte per la ridotta presenza di questo animale nel quotidiano della
nostra
vita e, in parte, per il ruolo di "strumento sportivo" in cui la
società
tecnologica lo sta relegando. Ma proprio la riscoperta del cavallo,
anche
se confusa, testimonia di quanto bisogno vi sia di ricongiungersi con
questi
elementi significativi della nostra psiche. Recuperare questi simboli
significa
recuperare “pezzi” di noi stessi, e della nostra
civiltà, espressi
dal “cavallo simbolico”. Significa, anche, poter fare i
conti con la nostra
stessa ambivalenza nei confronti dell’animale cavallo, per
cercare di capire
le radici interiori di certi vissuti aggressivi e di certe paure nei
suoi
confronti.
c – descrizione tecnica, autenticità, stile, genere,
scuola, influenze
e, per gli elementi materiali, materiali, funzione e metodi di
produzione
e di utilizzazione
Quello che in particolare deve essere ricercato come elemento centrale
del
nostro progetto, è:
"l'atteggiamento che l'uomo ha saputo raffinare nei secoli, fino
a
renderlo eticamente e tecnicamente adatto al rapporto di comunicazione
e
collaborazione con il cavallo. Ne sono derivati il cavallo di oggi, che
è
enormemente diverso dal cavallo originario, e tutta l'arte
equestre".
I confini di questo atteggiamento sono segnati da un agire in cui il
chiedere
non diventa mai pretendere, l'incitazione non diventa un obbligo.
Questo modo di essere, oggi niente affatto naturale, è
costituito
da una serie di competenze che si sono accresciute per secoli
attraverso
un processo, solo in minima parte intenzionale, basato sulla
capacità
di trasmissione dei saperi, per osmosi, propria delle società
tradizionali.
Oggi, in Italia, come in gran parte del mondo occidentale, è
diventato
raro incontrare persone che ancora rappresentano l'esempio vivente di
quanto
l'umanità ha saputo produrre, in un gioco durato millenni, di
continuo
sovrapporre conoscenze a consapevolezza, naturalità ad altre
conoscenze.
Quindi, insieme alla perdita di valore sociale e di ruolo dominante in
campo
tecnico, il mondo del cavallo deve scontare anche la progressiva
scomparsa
degli uomini che sapevano interpretarne le esigenze.
Per non creare una frattura nella possibilità di profonda
comprensione
tra la specie equina e quella umana si deve recuperare o ricostruire la
capacità
di ascolto e la competenza di cui erano portatori molti "uomini di
cavalli"
fino al secolo scorso.
Dopo quasi un secolo di totale decadimento di molte forme di cultura
equestre
diffusa, oggi si deve finalmente annotare l'apparire, frammentato e al
momento
specialistico, di nuove conoscenze. Tali conoscenze, se valorizzate e
divulgate,
potrebbero unirsi alle residue competenze e ricostituire un profilo di
professioni
e un orientamento al cavallo di qualità adeguata alle esigenze
attuali
della specie equina.
Quelle che di seguito elenchiamo, rappresentano le prime scintille del
"sapere
equestre" che timidamente ricostruisce la propria identità dalle
ceneri
di una cultura diffusa e profonda che un secolo di disinteresse ha
quasi
completamente spento.
Attività equestri: l’arte non più tramandata
Chiamiamo attività equestri il mosaico di elementi mentali,
corporei
ed emozionali che consentono il movimento ed il reciproco adattamento
dinamico
dell'uomo come del cavallo.
Nel "movimento" che consente ogni attività equestre, entrano in
gioco
elementi neurofisiologici e possibilità di adattamento comuni a
tutti
e due i soggetti, quali:
- il cervello e la struttura psicologica,
- il tono e l'ansietà,
- lo schema corporeo,
- la propriocettività ed i messaggi sensoriali
e
motori,
- la riprogrammazione neuro-motoria,
- l’ammorbidimento e stiramento,
- la progressione dei gesti
- la sensibilità.
L'esecuzione del movimento non dipende mai dalla semplice
volontà,
ma dal rispetto e dall'armonia di tutti gli elementi che ne compongono
la
catena. Quindi, la finalità del movimento ha in se elementi
complessi
e raffinati che, quando si esprimono con naturalità, raggiungono
la
qualità dell'arte.
Le professioni che oggi consentono di operare con finalità
educative,
terapeutiche o sportive si muovono, quasi sempre, su piani separati,
derivano
da un progetto pedagogico non più proponibile e offrono
contenuti
formativi insufficienti. L'attività di formazione risulta
fortemente
indebolita da questa frammentazione di esperienze e competenze, e le
conseguenze,
oggi, sono quelle di produrre una bassa professionalità che
penalizza
tutto il settore.
La ricomposizione delle specificità frammentate, con
l'arricchimento
dell'approfondimento scientifico e l'assunzione di nuove tematiche,
possono
recuperare, attraverso gli elementi ancora a disposizione e le non del
tutto
scomparse competenze, un patrimonio di grande qualità ed offrire
professionalità
nuove che sappiano costruire un nuovo rapporto col cavallo ed il suo
mondo.
Si tratta di sviluppare nuove figure che non siano la riproposizione
migliorativa
dell'istruttore di equitazione sportiva, ma "moderni uomini di cavallo"
che
sappiano nuovamente essere l'anello di congiunzione tra un cavallo che
reclama
i suoi diritti e che offre in cambio straordinarie
possibilità
ludiche, terapeutiche o semplicemente di vita, e coloro che di questo
mondo
legato al retaggio storico umano vogliano fare parte. In sintesi si
tratta
del passaggio da "mestiere" a "professione" con tutte le variabili che
il
cavallo ci può offrire.
L'Anello di re Salomone.
Fino al secolo scorso esisteva una figura di "uomo di cavalli," che
sapeva,
più di tutti gli altri, fare da tramite tra i propri simili ed i
cavalli.
Una specie di intermediario, di interprete capace di leggere in ogni
singolo
cavallo stati e condizioni fisiche ed emotive alterate, di intuirne
esigenze
e desideri e di agire praticamente, in modo da riportare l'ambiente
proposto
dall'uomo e il cavallo, nei limiti di un equilibrio accettabile. Questi
uomini
la cui arte è divenuta rapidamente superflua per una
società
non più dipendente dall'energia animale, sono lentamente
scomparsi
senza tramandare precisamente le loro capacità. L'interesse,
quasi
esclusivo, per l'impiego sportivo del cavallo, ha determinato una
separazione
tra il sapere specialistico -detenuto e posto sul mercato da pochi
tecnici,
e la disponibilità a spendere per consumare emozioni, di un
consistente
numero di sportivi che a questo scopo usano il cavallo.
In contrapposizione a ciò, oggi alcune parti di un antico sapere
cominciano
ad essere recuperate alla luce di nuove acquisizioni scientifiche. Le
tecniche
di osservazione etologica stanno facendo scoprire, ai pochi che le
impiegano,
il "linguaggio emotivo-gestuale" che permette ai cavalli di comunicare
tra
loro, e danno la possibilità agli umani di interloquire con loro
direttamente
in lingua equina.
Studi sull’intelligenza emotiva e sulla comunicazione sistemica
consentono
di prefigurare situazioni di comunicazione sempre più adeguata
sul
piano della relazione e dei contenuti. A partire dalle nuove conoscenze
relative
al comportamento equino, sta prendendo forma un movimento di "nuovi
maestri"
che sperimentano e insegnano metodi di comunicazione tra uomini e
cavalli
efficaci ed etici.
Essi si avvalgono delle elaborazioni che ci vengono dai maestri
dell'arte
equestre classica, dall'eco della conoscenza dei vecchi uomini di
cavalli
e da ricerche attualissime sui processi di comunicazione e
apprendimento.
Si comincia lentamente a diffondere un 'aproccio rispettoso, che
esclude
ogni forma di violenza ed è anzi finalizzato al benessere, in
quelle
pratiche tipiche dell'allevamento che vanno dal primo contatto con i
puledri,
alla doma e all'addestramento.
In terapia animale, la cura del soggetto attraverso un'attenzione
alle
condizioni complessive, fisiche ma anche mentali ed emozionali,
comincia
timidamente a prendere il posto della più sbrigativa pratica
della
cancellazione farmaceutica del sintomo o della macellazione eutanasica.
Siamo tutti disabili
È difficile segnare un confine tra le abilità umane e lo
stato
di disabilità. Il cavallo ha dimostrato di possedere una
incredibile
"forza curatrice" e si sta imponendo all'attenzione dei terapeuti e
degli
educatori per le sue capacità di entrare come soggetto attivo
nelle
strategie educative e rieducative. Ha assunto un ruolo fondamentale in
innumerevoli
forme di terapia volte al recupero di casi di disagio fisico, mentale
ed
emozionale.
La sua particolare cinetica riesce a stimolare la dinamica di soggetti
con
gravi difficoltà motorie, la sintonia psichica che sviluppa in
particolare
con i bambini, consente a soggetti esclusi di recuperare parte di una
vita
sociale. La sua dipendenza da chi ne ha cura, stimola e sviluppa un
senso
dell'utilità, della condivisione e del dovere rioffrendo ai
giovani
che l'hanno perduta la percezione della loro importanza. Per gli umani
di
tutte le età che lo frequentano è insieme un grande
compagno
e una potente "medicina".
I risultati che discipline relativamente nuove ottengono nel campo del
benessere
e della cura del disagio umano, e in quello dell'attività
educativa
svolte con l'aiuto del cavallo, sono straordinari. Risulta evidente
che,
particolarmente in questo campo, non si può prescindere dallo
stabilire
con lui un rapporto basato sul rispetto, l'ascolto e la comprensione
reciproca.
Allevamento oggi: obbiettivi economici e benessere animale
Molte razze equine di grande valore, risultato dell'arte di allevare
elaborata
nel nostro paese, hanno costituito un patrimonio vivente curato e
amministrato
con sapienza per secoli. Esse sono depositarie delle nostre
“radici storiche”.
Analizzando i loro incroci si può raccontare la storia
d’Italia, le
dominazioni che sono passate sul nostro territorio, gli incontri con
popoli
e culture diverse. Dalla loro morfologia si possono trarre indicazioni
interessanti
sull’ecosistema, ma anche sugli scopi per i quali venivano
utilizzate (e
quindi sugli stili di vita delle popolazioni). Dal loro carattere si
individuano,
oltre ai “vissuti” umani nei confronti del cavallo, anche
le aspettative
dell’uomo nei confronti di questo animale così centrale
per la sopravvivenza
del gruppo.
Una grande parte di esse sono state distrutte, o trasformate nel loro
patrimonio
genetico o sono in via di estinzione in quanto non più aderenti
all'uso
sportivo, che, pur essendo il meno diffuso, produce attenzione, attira
investimenti
e si avvale della quasi totalità dei sostegni e sovvenzioni
pubbliche
.
La grande maggioranza dei cavalli, quelli non sufficientemente sportivi
da
interessare il palcoscenico degli eventi agonistici e quindi
l'industria
dell'immagine, quella farmaceutica, quella mangimistica e delle
attrezzature,
è costretta a condividere l'esistenza con umani che dedicano
loro
parte del "tempo libero" e sono ignari delle conoscenze profonde che
erano
proprie di chi con i cavalli viveva a tempo pieno.
Il cavallo oggi è una specie uomo-dipendente. Nuovi specialisti
si
occupano del benessere animale e delle esigenze specifiche degli
equini,
in relazione alla loro attuale situazione di convivenza forzata con il
genere
umano. Canali di comunicazione inefficienti non permettono ancora di
diffondere
questa indispensabile forma di cultura che per ora rimane relegata nel
mondo
scientifico e in pochi circoli esclusivi di addetti ai lavori.
L'acquirente incolto e l'involuzione industriale dei mestieri
L'arte del sellaio risiedeva nella capacità di interpretare le
forme
e i movimenti di due soggetti, uno umano e uno equino, e quindi
costruire
un giunto funzionale, il più adatto a consentire una
confortevole
relazione dinamica tra i due. Oggi, l'industria produce ottime selle
mediamente
adattabili ai cavalieri e scarsamente predisposte ad adattarsi ad ogni
singolo
cavallo. La cosa più grave è che gran parte dei venditori
e
la quasi totalità dei compratori non sa più distinguere
la
sella adatta da quella disadatta.
Questo esempio è emblematico della caduta di qualità che
si
è registrata, con diverse modalità, in tutti i settori in
cui
mestieri ed arti dedicate ai cavalli sono state sostituite da una
anonima
produzione industriale. Per una inossidabile legge del mercato, la
qualità
dell'offerta si è adeguata alla bassa qualità della
domanda.
Questo è avvenuto a causa del basso livello di cultura equestre
dei
nuovi cavalieri che si dedicano solo parzialmente al cavallo, e di
quelli
"sportivi" che del cavallo curano solo aspetti parziali.
La mancanza di risultati di valore internazionale, che si è
registrata
negli ultimi trenta anni in tutto il settore equestre agonistico,
è
il primo effetto evidente della rarefazione della competenza equestre.
Questo
fenomeno ha condizionato anche la domanda di istruzione equestre; gli
adulti
chiedono competenze adatte ad entrare rapidamente nel circuito
agonistico
e la soluzione che viene loro proposta è quella di comperare un
cavallo
ben addestrato. Per i più piccoli sono sempre i genitori, che in
virtù
dei modelli dominanti, scelgono la via dello sport finalizzato alla
competizione,
piuttosto che quella della scoperta e dell'esperienza attraverso il
gioco.
L'esigenza di qualità, anche se ristretta ad un ambito divenuto
quasi
amatoriale, ha continuato a farsi sentire, e proprio in questi anni si
sta
consolidando un segmento di mercato tipico della domanda e dell'offerta
di
prodotti e servizi di qualità.
Il sostegno e l'impulso a tale segmento può essere
ottenuto
potenziando l'informazione e la cultura dei "consumatori" attraverso
attività
formative, stampa ed editoria di settore eticamente orientate.
d - Lista dei depositari accertati della tradizione
In Italia la vita del cavallo è particolarmente penosa e la
cultura
equestre risulta crente poiché la prevalenza sociale ed
economica
del settore sportivo ha svilito l'idea del cavallo come forma di arte.
Il
sistema di incentivi economici e riconoscimenti ha per decenni premiato
solo
i risultati sportivi, vanificando tutto il patrimonio di valori e
conoscenze
che la tradizione aveva portato a noi insieme all'uso quotidiano del
cavallo.
L'ultima generazione equestre italiana ha vissuto consumando fin quasi
a
cancellarlo, il capitale di conoscenza e cultura accumulato nei secoli
passati.
Riteniamo impossibile stilare oggi una lista dei depositari accertati
della
tradizione e sarebbe difficile anche stilare una lista dei colpevoli
della
sparizione quasi totale della stessa. Si può dire che tutta la
società
ha giocato per un secolo contro il cavallo e la sua cultura più
evoluta.
In alcuni paesi europei, la situazione è migliore grazie ad un
sistema
museale moderno, all'esistenza di alcune accademie equestri storiche e
ad
una cultura equestre più diffusa nel sociale al di fuori del
mondo
militare e aristocratico.
Oggi non è possibile identificare correttamente i depositari di
una
tradizione che sopravvive nonostante e contro la cultura dominante che
le
riserva solo indifferenza, principalmente perché è una
cultura
frammentata che non trova ancora forti occasioni di aggregazione.
Proprio il riconoscimento di questa tradizione e di questi valori
consentirà
una ricerca e un' identificazione che ne permetterà la tutela e
la
valorizzazione.
e – durata e possibili rischi di scomparsa, pressioni o vincoli
dovuti a:
La specializzazione tecnica . L'inversione del tema.
E' reale che nel rapporto tra uomini e cavalli si vada perdendo la
qualità,
la comunicazione e il rispetto che hanno fatto del centauro un mito. In
sintesi
si perde "l'intesa" e la possibilità di "muoversi insieme con
arte".
Le capacità, le conoscenze e le abilità che consentono di
rapportarsi
correttamente con il cavallo tanto sul piano tecnico come su quello
etico,
risultano già oggi molto diluite. In aggiunta, il settore
equestre
registra una fortissima separazione interna tra le diverse
attività
e la competenza sopravvive spezzettata nel mondo delle specializzazioni
di
settore. Galoppo, trotto, siepi, salto ad ostacoli, endurance,
dressage,
completo, attacchi, volteggio, le innumerevoli specialità della
monta
western, l'horse ball, il turismo equestre, l'ippoterapia, sono tutte
attività
specializzate e riconosciute ufficialmente, che prevedono particolari
itinerari
formativi tanto per gli atleti quanto per gli istruttori. Tutti si
occupano
dei gesti tecnici utili nella loro specialità, nessuno
costruisce
la relazione.
Si pensa ormai molto diffusamente che la relazione, ammesso che si
stabilisca
ai più alti livelli, sia il risultato del gesto tecnico e del
movimento;
invece da sempre gli uomini di cavalli, o se si vuole gli artisti
equestri,
sanno che l'intesa è la condizione indispensabile per
l'affinamento
dei gesti tecnici attraverso il movimento.
La competenza diluita
Fino ai primi decenni del dopoguerra il fenomeno equestre è
rimasto
a spegnersi lentamente in tutto l'ambito agricolo e in quello dei
trasporti,
mentre è sopravissuto il filone legato allo sport grazie
all'impegno
aristocratico e sportivo, tutto di derivazione militare, di un
ristretto
circolo di appassionati.
In questa situazione il decadimento culturale era legato più
alla
diminuzione numerica dei detentori del sapere che non alla diluizione
delle
competenze. Il contesto socio-culturale è cambiato rapidamente
e,
intorno alla cultura equestre, divenuta patrimonio di una elite
ristretta,
si è sviluppata la società del consumo e del rapido
appagamento
dei desideri e delle emozioni.
Il fast food dell'equitazione è apparso negli anni 80 con il
così
detto boom del cavallo. Allora, a costruire la figura dell'improbabile
ma
reale cavaliere della domenica, fu la possibilità economica di
possedere
un simbolo. Il sogno. In quell'occasione di crescita numerica della
comunità
interessata al cavallo si è manifestata con evidenza, tutta la
debolezza
culturale di un nucleo di detentori del sapere, poco attrezzati sul
piano
didattico e non motivati alla conservazione e alla trasmissione delle
loro
competenze; e il tutto in una situazione e di assenza di luoghi e
strumenti
educativi istituzionali. Migliaia di uomini e cavalli si sono trovati a
reinventare
da soli la loro relazione, cominciando dall'anno zero della cultura
equestre.
Si é dato vita così a tutto un insieme di errori e
incomprensioni,
che hanno procurato frustrazione e sofferenze.
Il fenomeno sportivo: risultati ad ogni costo.
Chi ha optato per il più dispendioso e colto mondo dello sport
agonistico
ha dovuto fare i conti con un ambiente che con il cambiamento di una
generazione
ha lentamente, ma inesorabilmente, assunto come valore il risultato. E
qui
si deve stendere un velo pietoso per le condizioni in cui giace
l'ideale
sportivo. I valori etici largamente negati nello sport umano, lasciano
spazio
per vere brutalità quando nel gioco entra un animale. La pratica
del
sostegno farmaceutico all'atleta cavallo di cui si è abusato,
è
talmente radicata che per un neofita non è nemmeno più in
discussione.
E' interessante ricordare che, quando all'inizio del secolo scorso
iniziavano
le prime gare di resistenza su lunghe distanze tra rappresentanze
militari
di vari paesi, nasceva l'idea dello sport equestre moderno. Edoardo
Chiari,
grande studioso di ippologia, pose la questione di quale strada
percorrere,
se quella del confronto o quella dello scontro. Lui vedeva due
possibilità;
la prima, premiava chi arrivato al traguardo entro il tempo stabilito
dimostrava
di avere il cavallo nelle migliori condizioni, la seconda premiava chi
fosse
arrivato primo al traguardo.
Secondo lui la prima avrebbe sviluppato la conoscenza e la relazione
tra
i due atleti uomo e cavallo, la seconda avrebbe rapidamente portato
allo
sfruttamento estremo delle possibilità di ogni singolo cavallo e
all'impoverimento
dell'arte equestre. Abbiamo scelto la seconda, e siamo nel pieno del
danno
previsto.
*3. GIUSTIFICAZIONE DELLA CANDIDATURA
A – valore eccezionale in quanto capolavoro del genio creatore
dell’uomo:
-
Il cavallo é stato creato da Dio per .....leggenda araba
La riscoperta dell’animale cavallo, così forte in questo
momento storico,
sembra rispondere al bisogno sentito, anche se forse non ancora del
tutto
concettualmente esplicitato, di ricongiungerci con quelle componenti
emotive
(primordiali) che questo animale rappresenta nell’immaginario
simbolico collettivo.
Ma perché questo sia reso possibile occorre rivolgersi al
cavallo
ponendosi all’interno di una relazione che sappia coglierlo in
maniera doppia:
come singolo soggetto (nella sua individualità) e
contemporaneamente
come referente simbolico in grado di riconnetterci ala
emozionalità
del mito. Ciò presume un tipo di relazione fortemente
affettivizzata.
Una relazione che dando vita e spazio alla voce delle nostre pulsioni
più
profonde possa “guarirci” da quel trasbordare della
razionalità che
è una delle cause di molte delle nevrosi moderne.
L'intesa con il cavallo si raggiunge adottando una modalità di
comunicazione
che la nostra attuale consuetudine di vita non offre quasi più.
La non relazione con l’altro basata sul principio di
impersonalità,
opera un livellamento di tutte le possibilità di essere e di
pensare,
massifica le esperienze e le aspirazioni, banalizza la diversità
e
la ricchezza dell’esistenza determinando un “tipo
ideale” umano nel quale
la componente intellettuale diviene straripante a tutto discapito di
quella
emotiva. Ma senza emozioni non è possibile alcuna forma di
progettualità,
alcuna possibilità innovativa.
Preservare i vissuti e parte della sensibilità e della cultura
equestre
del passato, può essere di grande aiuto per uomini e cavalli per
ricostituire
quella “sapienza “ del mondo animale che attualmente
rischia di andare dispersa.
La naturalità proposta dal cavallo all'uomo è oggi
tutt'altro
che naturale. E' l'arte di comunicare, di produrre movimento, intesa,
nel
rispetto del suo e del nostro benessere. L'arte che nasce dall'ascolto,
dalla
comprensione, dal tempo condiviso. Un'arte che ancora gli uomini
possono
praticare per migliorare se stessi. L'umanità frettolosa, vive
un'esistenza
frammentata in molteplici attività successive, ha dimenticato di
appartenere
alla vita ed è convinta che la vita le appartenga.
Certamente il cambiamento strutturale prodotto in campo sociale ed
economico
dallo sviluppo delle tecnologie ha spiazzato l'uomo nei confronti degli
altri
uomini e quindi di se stesso. Il tempo che, come l'aria, era un bene di
tutti,
comincia, come l'aria, a sembrare insufficiente. Quale rischio stiamo
correndo!
Rischiamo di perdere la capacità di trovare il tempo in cui
vivere.
Inseguiti dalla fretta, riconosciamo solo quello che ci assomiglia.
Quante
volte ci diamo il tempo di essere diversi, di vincere la paura e
metterci
in gioco completamente, mente mani e cuore? Di provare l'incanto della
comunicazione
con un diverso? Il cavallo, questa grande timida metafora pelosa,
ci
fa una proposta:
" Se mi vivi con arte ti do la felicità".
Quanto rischia lui se non lo viviamo con arte e se non ristabiliamo
l'intesa?
Rischia di essere relegato al ruolo di strumento sportivo, di
trasformarsi
in un grande e disperato peluche per bimbi viziati, di finire per
essere
simbolo di status. Rischia l'integrità del suo corpo e della sua
psiche.
E noi cosa rischiamo? Rischiamo di perdere un'altra occasione per
condividere
la magnificenza del creato, per sperimentare la curiosità e la
meraviglia,
per essere semplicemente felici.
*4 GESTIONE
- a – ente incaricato della salvaguardia,
tutela e rilancio
dello spazio o dell’espressione culturale (natura legale
dell’ente, competenza
nazionale riconosciuta, nome e indirizzo della persona responsabile,
fonti
di finanziamento, ecc.):
Il sogno del centauro: comitato promotore dell'iniziativa, si è
costituito
in associazione con scopi di utilità sociale e ha fatto
richiesta
di essere riconosciuto come ONLUS dall'autorità competente.
Presidente
dell’associazione è Giancarlo Mazzoleni, Monvicino –
Oviglio (AL)
-
- b – Misure già adottate per il
rilancio dell’espressione
o dello spazio culturale nelle forme desiderate dai detentori o dalle
comunità:
-
- - Provvedimenti adottati per assicurare la
trasmissione
dei saperi
Fino ad oggi le associazioni che hanno dato vita al movimento
denominato
il Sogno del Centauro hanno prodotto e gestito iniziative idonee alla
salvaguardia
del cavallo e dell'arte equestre attraverso innumerevoli iniziative
come:
- La ricerca storica che ha portato alla scoperta e
alla
divulgazione di testi e carteggi inediti riferibili al periodo
rinascimentale
in cui l'Italia è stata......
- La ricerca la traduzione e la stampa di maestri
dell'arte
equestre europei dell'ultimo secolo che sono considerati
indiscutibilmente
dei capisaldi della cultura e della pratica.......
- La costituzione di una casa editrice che ha al suo
attivo
la produzione di opere unicamente orientate alla definizione e
valorizzazione
del rapporto etico tra uomo e cavallo e che oltre alla proposta dei
testi
classici nuovi per l'Italia ha iniziato l'edizione di opere di arte di
narrativa
del settore di autori contemporanei.
- L'organizzazione di incontri e dibattiti sui temi
del
rapporto uomo e cavallo alla luce delle recenti acquisizioni di
carattere
etologico e sociale.
- Un'attività di ricerca e di sperimentazione
sui
metodi didattici più idonei all'insegnamento dell'arte equestre.
- L'elaborazione, la definizione e la diffusione di
un
metodo originale di proposta equestre dedicata ai giovani basata sul
gioco
e sul rispetto e sullo sviluppo delle capacità di comunicazione.
- La gestione di un'attività di ricerca e
applicazione
di metodi attuali sul benessere animale e la comunicazione tra uomo e
cavallo,
a cui hanno dato il loro contributo, tecnico e didattico, alcuni i tra
i
più noti esperti mondiali.
Lo stato di abbandono istituzionale non ha prodotto l'elaborazione di
dispositivi
legislativi appropriati e atti a favorire la ricerca e la
valorizzazione
delle forme di espressione che definiamo "arte equestre"
Non esistono in Italia proposte educative istituzionalizzate, la
formazione
professionale è orientata al settore sportivo, ma, per le
competenze
in materia attribuite a enti di formazione, università regioni e
province,
potrebbe essere utile anche dirigere le proprie attenzioni a figure di
educatori
e professionisti orientati diversamente.
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